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il progetto
03 Ottobre 2025 - 10:16
Da sinistra: Marco Bonacina (Torveca), Nicla Spezzati e Barbara Milan di Kore, Marcello Visconti (Torveca). Foto di Jose Lattari
Dal Brasile a Vigevano, per abbattere la violenza economica e far crescere l’empowerment femminile attraverso il sostegno reciproco. È un viaggio incredibile quello che si può raccontare gustando una tazzina di buon caffè. Non un caffè qualsiasi, ma il “Caffè delle donne”, progetto partito circa un anno fa da collaborazione tra il centro antiviolenza Kore, l’azienda vigevanese Torveca – torrefazione che, giunta alla quarta generazione, è presente sul territorio da oltre 95 anni, producendo miscele di alta qualità – e l’International Coffee Alliance (Iwca), rete globale che coinvolge 34 Paesi, sostenendo il lavoro e la crescita delle donne nell’intera filiera del caffè.
Insieme, è stato realizzato il “Caffè delle donne”, un caffè mono-origine brasiliano, 100% arabica, che viene coltivato dall’azienda a conduzione femminile “Lais Faleiros”. Per ogni pacchetto venduto (è disponibile macinato o in grani presso lo spaccio aziendale di via Ippolito Nievo 25, sullo store on line), Torveca devolverà un euro a Kore per sostenere le attività del centro antiviolenza.
Ma il progetto non si limita a questo: alle donne assistite dal centro, Torveca offrirà la partecipazione gratuita a «corsi di formazione come barista, addetta alla caffetteria, al latte art e all’acquisizione di competenze tecniche e gestionali per lavorare nel settore, promuovendo anche le pari opportunità in un ambito lavorativo che è stato quasi sempre di prevalenza maschile». Oggi le cose stanno cambiando: si stima che, nel mondo, circa il 70% del lavoro di manovalanza sia svolto da donne, e circa il 25% delle piantagioni di caffè sia gestito da imprenditrici.
Lo scorso anno il centro antiviolenza Kore ha gestito 240 richieste di aiuto con accesso e presa in carico. Da gennaio al 30 giugno 2025, sono già stati 147 gli accessi al centro. Numeri impressionanti, che rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che sta venendo sempre di più alla luce, grazie a una maggiore consapevolezza e alla possibilità di rivolgersi a realtà come Kore. Ultimamente, sono aumentate anche le donne straniere (molte originarie dei Paesi subsahariani) che si rivolgono al centro antiviolenza.
La presidente di Kore, Nicla Spezzati, spiega: «La violenza economica è uno dei fattori che blocca maggiormente l’autonomia delle donne e la rende sempre più vulnerabile e dipendente dal partner, impedendole così di uscire dall’incubo della violenza. Da tempo Kore attesta, attraverso il racconto delle donne che prende in carico, quanto sia silenziosa e subdola questo tipo di violenza: non appare immediatamente, può avere varie tipologie di maschere in diverse condizioni di vita, soprattutto se la donna ha figli minori e teme di non poterli mantenere allontanandosi dal maltrattante. Diventa quindi essenziale – prosegue Spezzati – per la donna la possibilità di ricevere un orientamento al lavoro, e una formazione specifica in vista della propria autonomia lavorativa e anche abitativa».
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