Il cartello è lì da mesi, pare dalla scorsa primavera: in tanti l''''''''hanno visto e hanno fatto finta di niente, soprattutto nessuno ha mosso un dito per farlo togliere. Eppure quell''''''''insegna «Largo privato Adolf Hitler», che spunta sopra il muro di cinta di una casa al civico 4 di piazza Curti, scritta con gli stessi colori, dimensioni e caratteri usati per l''''''''intitolazione delle vie, è un pugno nello stomaco. Ad accorgersene, e a segnalarlo, è un libero professionista di passaggio, che risiede a Milano e ha una seconda casa in un comune lomellino poco distante. E che, particolare non secondario, è d''''''''origine israeliana e ha vissuto l''''''''orrore sulla pelle della sua famiglia. Quel cartello inneggiante al Fuhrer non poteva lasciarlo indifferente: «Vigili, sindaco, genitori non possono non averlo visto. Che le autorità consentano con il loro silenzio questo sacrilegio è inammissibile».
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