La testimonianza di Roberto Marchesi, caporal maggiore di Zeme, ex compagno di stanza di Matteo Miotto, il ventiquattrenne che ha perso la vita in Afghanistan pochi giorni fa
Condizioni ambientali estreme e il rischio quotidiano della vita. È questo quello che attende i militari italiani in missione all''''''''estero. E lo sa bene Roberto Marchesi, 29 anni di Zeme (qui davanti al Cippo del Giardino degli Alpini in corso Genova a Vigevano, dove lunedì sera si è svolta una cerimonia per commemorare l''''''''ultimo soldato italiano caduto in Afghanistan), caporal maggiore pilota del 7° Reggimento Alpini di stanza a Buji nel Gulistan, zona di confine dell''''''''Afghanistan. Ieri (mercoledì), con alcuni giorni di anticipo rispetto al previsto ha fatto rientro alla base avanzata italiana dove presta servizio. Conosceva bene gli alpini caduti ad ottobre e con Matteo Miotto, il ventiquattrenne di Thiene (Vicenza) che in ordine di tempo è stato l''''''''ultimo militare italiano morto all''''''''estero, aveva anche diviso a lungo la camera. Prima di partire per la nuova missione ha rilasciato un''''''''intervista in esclusiva all''''''''Informatore per raccontare quei mesi nell''''''''inferno dell''''''''Afghanistan.
Per approfondimenti vi rimandiamo all''''''''Informatore in edicola da giovedì 6 gennaio 2011