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06 Dicembre 2011 - 15:35
E attesa dopo le 17 la decisione della seconda corte d'assise d'appello di Milano che dalle 12,15 è in camera di consiglio per pronunciarsi sul delitto di Garlasco. Tre i possibili sbocchi: conferma della sentenza con cui il gup di Vigevano Stefano Vitelli due anni fa ha assolto (con formula dubitativa) Alberto Stasi, il 28enne fidanzato della vittima Chiara Poggi, un improbabile, clamoroso ribaltamento, con la condanna dell'imputato (per il quale l'accusa è tornata a chiedere 30 anni di carcere), o una più probabile ordinanza che disponga la rinnovazione parziale dell'istruzione dibattimentale.
Questa mattina in sede di repliche, dopo la conclusione della discussione all'udienza del 25 novembre scorso, il sostituto procuratore generale Laura Barbaini ha portato nuovi elementi che potrebbero condurre in questo senso. In particolare ha rilevato che la cruciale perizia medico-legale condotta dai dottori Varetto, Robino e Bison sui tempi di essicazione delle macchie di sangue sarebbe viziata da dati di partenza errati: tutte le fotografie della scena del delitto utilizzate avrebbero infatti un'orario sballato di un'ora perché, sebbene si fosse al 13 agosto, le macchine fotografiche digitali utilizzate tanto dai carabinieri di Vigevano quanto da quelli di Pavia erano ancora "tarate" con l'ora solare.
Il dato ha significato perché permette di smontare la tesi dei periti che ad esempio, esaminando una macchia ematica raffigurata da una foto che risulta scattata alle 14,16, concludono che "la stessa appare già asciutta". Peccato che il vicebrigadiere che l'ha realizzata sia arrivato in via Pascoli solo mezz'ora dopo, alle 14,45. In realtà secondo Barbaini la foto risale alle 15,16 e dunque dal ritrovamento del cadavere erano passati non 25 ma 85 minuti. Lo stesso varrebbe per tutte le altre foto realizzate dai carabinieri e allegate agli atti dell'inchiesta: un'incongruenza della quale incredibilmente fino ad oggi non si era mai accorto nessuno.
In un passaggio conclusivo delle sue repliche il sostituto procuratore generale è anche tornata sul movente del delitto, che ha ricostruito come premeditato, con Alberto che si sarebbe portato a casa il martello utilizzato per uccidere la fidanzata: "Le deviazioni sessuali di Stasi - ha detto Barbaini - e la natura dei rapporti intimi tra Alberto e Chiara, quali inequivocabilmente emergono dai filmati con tutta la loro eviudente patologica criticità, sono evidentemente alla base dell'elemento scatenante che ha indotto Alberto Stasi a uccidere Chiara Poggi".
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