Vino da tavola trasformato in Doc: così venivano frodati gli inglesi
La complessa operazione ha portato a 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere. I carichi raggiungevano il Regno Unito a bordo di Tir; all'interno in confezioni eleganti c'era merce di scarsa qualità.
Il fulcro erano due cantine la "Silva" di Gravellona e la "Enorobica" di Bergamo. Lì comune vino da tavola, di cui non è ancora nota la provenienza, veniva imbottigliato in attraenti confezioni e indirizzato al mercato inglese, che raggiungeva a bordo dei mezzi di due autotrasportatori compiacenti, che utilizzavano la stessa bolla di carico per più viaggi. Un giro d'affari milionario che ha causato una frode da oltre 7 milioni di euro. I particolari dell'operazione, condotta dai carabinieri del Nas di Milano, dall'Agenzia delle Dogane e dal servizio anti-sofisticazione della Regione Piemonte, sono stati illustrato oggi in una conferenza stampa. L'organizzazione ruotava attorno a Renato Fornara, 59 anni, residente a Borgomanero (Novara); Mauro Gastaldo, 51 anni di Bosio (Alessandria); Marco Leonardi, 44 anni di Varallo Pombia (Novara)e Livio Mazzarello, 52 anni di Mornese (Alessandria). A vario titolo i quattro si procuravano il vino da tavola da inviare alle cantine, si procuravano le commesse in Inghilterra e organizzavano i trasporti. Il tutto ovviamente con pagamenti in "nero". «Il risultato operativo - ha spiegato il procuratore di Vigevano Alfonso Lauro - è stato possibile grazie alla stretta collaborazione tra le varie forze, coordinate dal dottor Marcello Maresca. E vorrei sottolineare l'importanza di questo lavoro, svolto da una piccola Procura come la nostra, che a mio giudizio ha contribuito in modo fattivo a preservare un mercato, quello del vino italiano all'estero, tra i pochi a reggere ancora in questo momento di difficoltà». Il giro d'affari monitorato nell'arco di 6 mesi è stato di circa 4 milioni di bottiglie. Nei guai sono finiti anche i titolari della cantina di Gravellona, Roberto Silva, 53 anni ed il figlio Luca Silva, 36 anni. Le indagini, che non sono concluse, mirano ora a tracciare la provenienza del vino da tavola utilizzato per la frode.