Le motivazioni della Cassazione sul processo Stasi: il verdetto manca di coerenza
Manca di "coerenza" il verdetto di appello che ha confermato l'assoluzione dell'ex studente della Bocconi Alberto Stasi dall'accusa di aver ucciso la sua fidanzata Chiara Poggi - a Garlasco il 13 agosto del 2007 - e proprio la frantumazione metodologic
Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi e in base alle quali, lo scorso 18 aprile, aveva annullato con rinvio la sentenza di secondo grado emessa dalla Corte di Assise di Appello di Milano il 6 dicembre del 2012. Gli ermellini non puntano il dito contro Stasi ma vogliono un surplus di approfondimento su questo assassinio rimasto irrisolto e nel quale ha perso la vita una giovane ragazza, uccisa con grande violenza una mattina di quasi ferragosto in una tranquilla cittadina della provincia pavese. Solo due i "dati accertati" durante le indagini e riconducibili ad Alberto: la sua impronta sul dispenser del sapone nella casa del delitto e il Dna di Chiara su almeno uno dei pedali della bici usata dal suo fidanzato. Dettagli che non provano nulla secondo i due verdetti di merito e che, invece, per la Suprema Corte devono essere meglio scandagliati a partire dall'esame del Dna di Chiara, una traccia non ematologica che potrebbe essere precedente al suo omicidio. E' la stessa Cassazione, ripercorrendo i verdetti di merito, a ricordare come questo sia un processo indiziario molto debole dal momento che nella casa di Via Pascoli tutto sembra evaporare. Non si e' mai trovata l'arma del delitto, presumibilmente un martello, e nemmeno sotto le suole dei carabinieri chiamati da Stasi si sono riscontrate le tracce di sangue presente sulla scena del delitto. Agli inquirenti e' rimasto poco in mano, ma quel poco - chiede la Cassazione - deve essere esaminato per ogni verso anche perche' la scelta del giudizio abbreviato "secco", fatta da Stasi in appello, non ha consentito gli approfondimenti richiesti dai familiari di Chiara e dalla pubblica accusa. Forzando un po' le regole dell'abbreviato, i supremi giudici affermano che la richiesta di ulteriori valutazioni e analisi deve essere considerata come una "sollecitazione" che pero' non puo' essere disattesa perche' attiene troppo al cuore di questo processo. Cosi' torneranno sotto la lente la mancanza di alibi di Stasi per i 23 minuti cruciali nella dinamica dell'omicidio di Chiara, la bicicletta nera da donna tenuta in negozio dal padre di Stasi potra' essere fatta rivedere alle due testimoni che hanno gia' detto che non era la stessa bici vista in Via Pascoli la mattina del delitto. Una nuova sezione della Corte di Assise di Milano, inoltre, dovra' spiegare perche' Stasi e' "credibile" e dovra' scavare di piu' nelle poche contraddizioni del suo racconto avendo anche cura di non "sopravalutare" i dati scientifici emersi dalle perizie del Ris e dei consulenti. Quanto al movente, la Cassazione non ha proferito parola sulla tesi del Procuratore generale di Milano che sostiene sia da ricercare nelle inclinazioni sessuali di Stasi scoperte da Chiara la sera prima di essere, per questo, uccisa. Un vizio di forma nella trasmissione via fax ha impedito l'esame di questa ricostruzione della causa scatenante la violenta "aggressione bifasica" che, nel giro di mezzora ha portato Chiara alla morte. Ora l'appello bis dovra' seguire "un corretto e compiuto percorso metodologico" delle prove indiziarie "assumendo eventuali ulteriori prove ritenute rilevanti per la decisione". Fara' tutto questo "in piena autonomia di apprezzamento" - scrive in conclusione la Cassazione - ma dovra' farlo "con motivazione completa e immune da vizi logici e giuridici, comprensiva dell'analisi valutativa di ogni elemento conoscitivo acquisito al processo che sia collegato ai punti considerati". (ANSA)