E' stato rinviato al prossimo 18 dicembre il processo agli imputati dell'operazione "Alba Nostra" che il 7 marzo scorso ha portato a 45 misure cautelati, 6 delle quali agli arresti domiciliari. L'operazione, effettuata dai carabinieri e coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Mario Andrigo, aveva richiesto un lavoro investigativo durato 15 mesi e aveva consentito di smascherata una compartimentata organizzazione transnazionale dedita allo sfruttamento della prostituzione con un giro d'affari astronomico: fino a 30 mila euro a sera. Al vertice c'erano gli albanesi, i "padroni" del territorio, che cedevano tratte delle strade di Vigevano, della frazione Belcreda di Gambolò e di Borgo San Siro ai rumeni che, materialmente gestivano l'attività, che reclutavano le ragazze in Romania, le portavano in Italia e le avviavano al lavoro sulla strada. La logistica era affidata agli egiziani, che dovevano reperire gli alloggi per le ragazze e provvedere al loro sostentamento. Gli italiani invece erano relegati ad operazioni di bassa manovalanza, in particolare al trasporto delle ragazze in punti prestabiliti delle strade. Per ciascuna ragazza gli sfruttatori rumeni stabilivano ogni aspetto dell'attività delle ragazze, addirittura la durata delle prestazioni con i clienti. In caso di gravidanze le ragazze venivano rimpatriate e fatte abortire con l'utilizzo di medicinali in uso ai veterinari.