Processo Stasi, parola alla difesa: «Anche noi vogliamo giustizia ma non sulla testa del nostro assistito»
Il professor Angelo Giarda e l'avvocato Giuseppe Colli hanno parlato per 9 ore cercando di smontare le tesi dell'accusa. Il processo è stato aggiornato al 17 dicembre data per la quale è attesa la sentenza,.
«Anche noi vogliamo giustizia, ma non sulla testa di Alberto Stasi». Sono le uniche parole che l'avvocato Angelo Giarda, legale del commercialista di Garlasco, si è lasciato sfuggire nella giornata di oggi quando, con il collegio della difesa del trentunenne accusato dell'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto ormai sette anni fa, ha parlato per 9 ore davanti alla Corte d'assise dell'appello di Milano davanti alla quale si sta celebrando il processo-bis. Il professor Giarda ed il collega Giuseppe Colli hanno provato a smontare il castello di accuse costruito dal procuratore generale Laura Barbaini e dall'avvocato di parte civile, Gian Luigi Tizzoni, per i quali esisterebbero almeno undici elementi probatori convergenti. Per Stasi il pg di Milano ha chiesto la condanna dell'imputato a 30 anni di reclusione. Da quanto trapela la difesa avrebbe contestato la nuova perizia sulla camminata d Stasi con cui è stato stabilito l'impossibilità per l'imputato di muoversi sulla scenda del delitto senza sporcarsi le scarpe. Di nessun rilievo, sempre secondo la difesa, anche l'ipotesi della sostituzione dei pedali sulla bicicletta bordeaux "Umberto Dei". Infine i graffi notati sulle braccia di Stasi quel giorno "sarebbero inesistenti". Il processo è stato aggiornato al 17 dicembre data per la quale è attesa la sentenza.