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reati ambientali
27 Febbraio 2019 - 18:52
Invece di far confluire i rifiuti nelle discariche autorizzate o nei termovalorizzatori, gli intestatari di almeno 6 aziende abbandonavano i rifiuti in capannoni posti su terreni affittati.
Sono 15 le persone coinvolte nell’indagine “Venenum” condotta dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Milano e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. A conclusione dell’operazione 8 persone sono finite in carcere, per 4 sono stati disposti gli arresti domiciliari e per gli altri 3 il divieto di dimora. Tutti sono ritenuti responsabili a vario titolo di reati ambientali – traffico illecito di rifiuti, attività di gestione dei rifiuti non autorizzata nonché intestazione fittizia di beni – avendo gestito abusivamente 37mila metri cubi di rifiuti. Invece di far confluire i rifiuti nelle discariche autorizzate o nei termovalorizzatori, gli intestatari di almeno 6 aziende abbandonavano i rifiuti all’interno di capannoni posti su terreni intestati o affittati anche con il coinvolgimento di prestanome. Tale sistema ha permesso ai criminali di avere un guadagno stimato intorno al milione di euro. L’indagine è iniziata a seguito di un incendio divampato il 14 ottobre scorso all’interno di un’azienda in via Chiasserini a Milano che si occupa di stoccaggio di rifiuti e, da lì, i poliziotti della Squadra mobile hanno ricostruito l’intera filiera che coinvolgeva società di raccolta, autisti compiacenti e affittuari di terreni e capannoni. Gli investigatori sono stati anche in grado di classificare i rifiuti smaltiti illegalmente accertando che si tratta di rifiuti domestici (incluse le piazzole ecologiche) e rifiuti provenienti dalle attività produttive artigianali. Tali rifiuti, prima di essere abbandonati nei capannoni e sui terreni, venivano portati nei centri di trattamento dove, attraverso la pressatura a cubi, i rifiuti venivano compattati meccanicamente e tenuti insieme mediante filo di ferro. Le zone interessate dallo stoccaggio abusivo sono state individuate in provincia di Venezia, Lodi e Verona. La polizia ha anche accertato che i rifiuti provenivano per buona parte dalle province di Salerno e Napoli. Oltre ai soldi confluiti sui conti correnti la Polizia ha sequestrato il capitale sociale delle 6 aziende coinvolte e 13 mezzi pesanti utilizzati per la commissione dei reati.
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