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COVID-19

Coronavirus, i sindacati: «Rafforzare le misure per le carceri»

Si chiede l'adozione in tutta Italia di colloqui a distanza via Skype tra detenuti e familiari

Ilaria Dainesi

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ilaria.dainesi@ievve.com

06 Marzo 2020 - 12:11

Coronavirus, i sindacati: «Rafforzare le misure per le carceri»

Rafforzare ed estendere le misure di sicurezza nelle carceri in tutta Italia per impedire il contadio da coronavirus, con colloqui a distanza via Skype. Lo chiedono i sindacati al premier Conte: «La situazione emergenziale degli istituti penitenziari del Paese risale a ben prima del manifestarsi del nuovo coronavirus, perdurando da molti anni, e si caratterizza principalmente per sovrappopolamento delle strutture, inadeguata manutenzione e, non di rado, fatiscenza degli edifici, condizioni di pulizia, igiene e, in generale, salubrità insufficienti, promiscuità, etc – afferma Gennarino De Fazio, per la UILPA Polizia Penitenziaria nazionale –  A ciò si sommano le ristrettezze economiche e le insufficienze organiche degli operatori, del Corpo di polizia penitenziaria e non solo, e le gravi carenze organizzative e gestionali che possono rinvenirsi, in misura più o meno accentuata, in ogni sede. Tutte contingenze queste, senza peraltro l’illusione di poter essere esaustivi, che certamente non aiutano – a voler essere eufemistici – il contenimento dei rischi di contagio nelle carceri, specie se si considera l’elevatissimo numero di figure che, a vario titolo e diversamente da ciò che si ritiene nell’immaginario collettivo, quotidianamente vi accedono e vi transitano. Per questo stamani abbiamo indirizzato una nota al Presidente del Consiglio Conte chiedendo il rafforzamento delle misure di prevenzione già adottate e, in particolare, che – in analogia con quanto disposto per le scuole – si prescrivano i colloqui a distanza (a mezzo Skype) fra detenuti e familiari in tutte le carceri del Paese. Ciò, peraltro, se attuato consentirebbe anche ai numerosi detenuti, e ai loro congiunti, delle regioni diverse da quelle in cui insistono i focolai del virus e che stanno autonomamente e per senso di responsabilità rinunciando ai colloqui di poter mantenere i rapporti con le rispettive famiglie».

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