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I controlli in tutta Italia
25 Marzo 2022 - 16:21
Le indagini dei carabinieri forestali del Reparto Operativo - Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati a Danno degli Animali (S.O.A.R.D.A.) del Raggruppamento Carabinieri Cites
Oltre 500 controlli in tutta Italia finalizzati ad accertare la detenzione legale di avifauna. Sono moltissime le irregolarità scoperte dai carabinieri forestali nell’ambito della campagna “L’Anello Mancante”, coordinata dal Reparto Operativo - Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati a Danno degli Animali (S.O.A.R.D.A.) del Raggruppamento Carabinieri Cites, specializzato nel contrasto del traffico di specie protette. Le verifiche si sono concentrate prevalentemente sugli allevatori di avifauna protetta, che alimentano il mercato degli uccelli da richiamo e quello ludico-ricreativo. «Il numero di uccelli rinvenuti – spiegano i carabinieri forestali – evidenzia un business illecito di particolare rilievo, considerato che il valore di mercato di un esemplare “da richiamo” può raggiungere anche 500 euro».
I carabinieri hanno sequestrato 2500 uccelli vivi, denunciando 104 persone per reati che vanno dalla frode in commercio, alla contraffazione e all’uso abusivo di sigilli, fino alla ricettazione e al maltrattamento di animali. Alcuni esemplari, infatti, presentavano lesioni traumatiche agli arti causate dalla manipolazione finalizzata all’inanellamento. Sono state inoltre 44 le sanzioni elevate per un importo di circa 32mila euro.
Un ricercatore effettua l'inanellamento su un verzellino (foto da Wikipedia)
Gli esemplari più a rischio, che appartengono a specie protette, sono i fringillidi, come cardellini, lucherini, frosoni, verdoni, sempre più spesso catturati illegalmente utilizzando reti, trappole, richiami acustici e colle. Una pratica che cela un giro d’affari di centinaia di migliaia d’euro l’anno.
«La legale detenzione di ciascun esemplare di uccello allevato – spiegano i carabinieri forestali – richiede che ogni esemplare per essere detenuto debba essere provvisto di un anello inamovibile in metallo, che non abbia subito alcun tipo di manomissioni, infilato agevolmente con una manovra assolutamente indolore al tarso dell’animale e senza recare danno quando questo è ancora nidiaceo, in modo che con la crescita dell’animale, e quindi della sua zampa, l’anello risulti non più sfilabile ed unitamente alla documentazione prevista dalla normativa vigente ne attestano la legittima detenzione. L’anello ha, infatti, valenza di “Sigillo di Stato” e, pertanto, la sua contraffazione o l’uso abusivo di tali sigilli configura dei reati. Durante i controlli, emerge spesso una pratica che, tramite la cattura illegale di uccelli in natura e l’illecita apposizione agli stessi di anelli identificativi contraffatti o inidonei, prevede la successiva commercializzazione degli stessi, come esemplari da richiamo per l’attività venatoria o a scopo amatoriale a ignari acquirenti convinti di acquistare legittimamente uccelli di allevamento».
Le verifiche sono state effettuate in collaborazione con ornitologi accreditati dall’Istituto Superiore per la Protezione e al Ricerca Ambientale (ISPRA) e veterinari resi disponibili anche dalle associazioni ambientaliste Lipu, Legambiente, Cabs
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