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VIGEVANO
08 Aprile 2022 - 16:59
Filippo Incarbone, 49 anni, la vittima
Otto anni di reclusione. E' la condanna che il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Pavia ha inflitto questa mattina a Michael Mangano, 32 anni, vigevanese, uno dei due imputati per la morte di Filippo Incarbone, 49 anni, avvenuta all'inizio di gennaio dello scorso anno in un appartamento di via Buccella 55. L'altro, Gianluca Iacullo, 44 anni, era già stato condannato a 6 anni reclusione. A febbraio il Gup aveva derubricato il capo di imputazione di entrambi da omicidio volontario pluriaggravato a omicidio preterintezionale, occultamento e distruzione di cadavere. La corte d'Assise di Milano, davanti alla quale Mangano avrebbe dovuto comparire il prossimo 27 maggio, aveva però rinviato gli incartamenti al Gup.
Michael Mangano, 32 anni: è stato condannato a 8 anni di reclusione
Così questa mattina si è tenuta l'udienza nel corso della quale il pubblico ministero Paolo Mazza ha chiesto la modifica del capo di imputazione ancora in omicidio volontario e il rigetto della richiesta di rito abbreviato. Il giudice Fabio Lambertucci ha respinto le istanze e si è così passati alla discussione. Al termine delle due ore della sua requisitoria il pm ha chiesto per Michael Mangano la pena iniziare a 27 anni di reclusione che, con i benefici previsti dal rito alternativo, ha fissato la pena finale a 18 anni di reclusione. Non da meno è stata l'arringa del difensore dell'imputato, l'avvocato Fabio Santopietro, che ha smontato pezzo per pezzo il castello accusatorio puntando il dito sulla perizia necroscopica. «Mi ha sempre lasciato enormi perplessità – ha spiegato il legale – e soprattutto si chiude con l'onesta ammissione dei periti di non poter determinare con precisione la causa del decesso della vittima». Ma sulla richiesta della pubblica accusa Santopietro è durissimo. «La richiesta che è stata avanzata è stata assolutamente spropositata in relazione agli elementi probatori a disposizione – ha aggiunto – Ora la Procura non potrà appellarsi, ma lo farò io: voglio che il mio assistito venga assolto anche dall'accusa di omicidio preterintenzionale».
L'avvocato Fabio Santopietro, legale di Mangano
Mangano e Iacullo sono stati arrestati per la morte di Filippo Incarbone, in cui corpo era stato gettato nelle acque del Ticino e ritrovato dopo oltre un mese. Il decesso è avvenuto nell'appartamento di via Buccella 55 dove i tre, che si conoscevano e si frequentavano, avevano consumato “crack” e bevuto a dismisura. Secondo quanto riferito da Iacullo sino dal primo interrogatorio a uccidere Incarbone sarebbe stato Mangano che lo avrebbe percosso a morte utilizzando anche un martello. Ma l'autopsia non ha rilevato sul corpo della vittima alcuna traccia di percosse e sul martello, analizzato dai carabinieri del Ris di Parma, non sono state trovate né impronte né sangue. La morte dell'autotrasportatore pugliese è avvenuta per arresto cardiaco; i medici hanno riscontrato le pessime condizioni del cuore dell'uomo ma non sono stati in grado di indicare con precisione la causa della morte. Resta invece un mistero la ragione per la quale Mangano e Iacullo, anziché chiamare i soccorsi, abbiano deciso di sbarazzarsi del corpo dell'uomo gettandolo nel Ticino.
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