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PAVIA

Vendeva sul web merce contraffatta: la Finanza denuncia la responsabile e sequestra materiale per 35 mila euro

Utilizzava Instagram; i pagamenti sulla carta prepagata della nonna

Umberto Zanichelli

Email:

umberto.zanichelli@ievve.com

22 Aprile 2022 - 11:55

Vendeva sul web merce contraffatta: la Finanza denuncia la responsabile e sequestra materiale per 35 mila euro

La Guardia di Finanza di Pavia ha sequestrato merce per 35 mila euro

Ufficialmente non aveva una occupazione, ma tra la sua abitazione ed un bar, aveva fissato la sua base operativa per smerciare sul web capi delle più importanti “griffes” mondiali, ovviamente contraffatti. I militari della Guardia di Finanza di Pavia hanno denunciato un ragazza residente in provincia di Pavia per vendita di prodotti industriali con segni mendaci. Le Fiamme Gialle hanno anche individuato almeno 80 acquirenti in tutta Italia che, nell'arco di un anno, hanno acquistato 150 prodotti contraffatti e proceduto al sequestro di merce per un valore di 35 mila euro.

Il materiale posto sotto sequestro dalle Fiamme Gialle

L'operazione, denominata “Markeplace”, è stata avviata con una prolungata attività di monitoraggio in Rete che ha consentito di scoprire l'utilizzo che la giovane donna faceva della piattaforma Instagram sulla quale offriva un vasto campionario di prodotti di alta gamma, borse, calzature, accessori e capi di abbigliamento “griffati” Louis Vuitton, Gucci, Chanel, Christian Dior, Dolce & Gabbana e Yves Saint-Laurent che, anziché al loro prezzo di mercato, centinaia se non migliaia di euro, erano venduti a prezzi sensibilmente più bassi perché contraffatti anche se molto simili a quelli originali.

Le indagini sono partite da un attento monitoraggio della Rete

La merce veniva consegnata o nel bar individuato dai finanzieri o in modo itinerante su tutto il territorio provinciale. A seguito delle perquisizioni effettuate i finanzieri hanno realizzato una copia forense dello smartphone utilizzato dalla ragazza e hanno così acquisito le chat di Instagram e delle altre app di messaggistica istantanea contenenti centinaia di files relative alle vendite illecite. Gli investigatori hanno tracciato i flussi delle vendite, le modalità di ordine e di pagamento oltre all'origine della merce contraffatta. In più hanno accertato che i pagamenti avvenivano esclusivamente ricaricando una carta prepagata intestata alla nonna della responsabile e questo per rendere più difficoltosa la ricostruzione dei traffici. Il meccanismo era così rodato che per fidelizzare la clientela venivano praticati sconti e ideate apposite campagne promozionali con la possibilità di richiedere ulteriori articoli non presenti tra quelli offerti.

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