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VIGEVANO
01 Giugno 2022 - 20:59
Il sopralluogo dei carabinieri del Ris di Parma nell'appartamento dove è morto "Pippi" Incarbone
La Corte d'Assise d'appello di Milano lo ha assolto per non commesso il fatto dall'accusa di omicidio preterintenzionale. E' un colpo di scena quello avvenuto al processo di appello a carico di Gianluca Iacullo, 44 anni, vigevanese, uno dei due condannati per la morte di Filippo Incarbone, 49 anni, avvenuta tra il 4 ed il 5 gennaio dello scorso anno in una appartamento di via Buccella. I giudici hanno riformato la sentenza del giudice per le udienze preliminari di Pavia che il 9 febbraio aveva inflitto a Iacullo una pena di 6 anni ora diminuita a un anno e 4 mesi per effetto della conferma della condanna per occultamento e distruzione di cadavere.
Gianluca Iacullo è stato assolto dall'accusa di omicidio preterintenzionale
Con l'imputazione di omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi e distruzione ed occultamento di cadavere era stato condannato ad aprile anche l'altro indagato, Michael Mangano, 32 anni, di Vigevano. Il Gup di Pavia gli ha inflitto una condanna a 8 anni di reclusione contro una richiesta della pubblica accusa di 27 anni ridotti a 18 per effetto del rito abbreviato. Del resto sulle effettive cause della morte di “Pippi” Incarbone non hanno offerto certezze nemmeno i periti che hanno effettuato l'autopsia sul corpo dell'autotrasportatore pugliese. Escluse lesioni importanti, comprese quelle che avrebbe dovuto causare il martello che, secondo la versione offerta da Iacullo, Mangano avrebbe utilizzato per uccidere l'amico con cui aveva trascorso la serata e consumato alcol e droga, era emerso il quadro di un uomo in non buone condizioni di salute e con particolari problemi al cuore.
Filippo Incarbone, 49 anni, la vittima
Di fatto Incarbone è morto per un arresto cardiaco la cui causa, al momento, non è nota. E ancora non è chiara la ragione per la quale, davanti ad un decesso naturale, Iacullo e Mangano abbiano deciso di disfarsi del cadavere gettandolo nel Ticino dove era rimasto per un mese. Già in occasione della condanna di Mangano il suo legale, l'avvocato Fabio Santopietro, aveva annunciato l'intenzione di appellarsi perché «voglio che il mio assistito venga assolto anche dall'accusa di omicidio preterintenzionale».
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