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Dopo l’udienza in Tribunale a Pavia

La parte civile Futuro Sostenibile: «Il materiale si ammassava e nessuno diceva nulla». Il sindaco di Mortara impegnato per arrivare alla bonifica

Processo per il rogo Bertè. La lunga e drammatica testimonianza della ex moglie ha messo in luce gli aspetti drammatici della vicenda

Bruno Romani

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bruno.romani@ievve.com

24 Febbraio 2023 - 21:35

La parte civile Futuro Sostenibile: «Il materiale si ammassava e nessuno diceva nulla»Il sindaco di Mortara impegnato per arrivare alla bonifica

Il rogo dell'azienda Eredi Bertè

Nel processo in corso emergono aspetti drammatici. Sulle ultime testimonianze è la presidente di Futuro sostenibile per la Lomellina, Alda la Rosa, a intervenire. Con l’avvocato Loriana Zanuttigh di Pavia l’associazione si è costituita parte civile. «Quel che mi chiedo, alla luce di quanto è stato ascoltato ieri - dice Alda La Rosa – è come sia stato possibile, allora, arrivare a tanto. Quella montagna di rifiuti la vedevano tutti. Apprendiamo che la crisi economica della Eredi Bertè era in atto da tempo, che i rifiuti si accumulavano. Purtroppo, però, le autorità che vedevano tutto ciò, al posto di fermarli prima, hanno lasciato che si arrivasse a un epilogo di quel tipo. Ora ci preme che venga trovata la maniera di bonificare l’area, perché non crediamo assolutamente che la falda e il terreno non ne abbian risentito».

Il tribunale di Pavia

Anche la città di Mortara è costituita parte civile nel processo. Il sindaco Ettore Gerosa ha emesso un’ordinanza di sgombero delle montagne di rifiuti combusti rimasti all’interno dell’azienda. «È il primo passo – afferma Gerosa – ma ci stiamo ancora muovendo, con l’ausilio di professionisti esperti in questo settore, al fine di arrivare a interessare la Regione. Il danno esiste, ma per la bonifica servono almeno un milione e mezzo di euro. Noi, come comune, non ce lo possiamo permettere».

Alda La Rosa

L’udienza che si è tenuta ieri, giovedì, davanti al Tribunale di Pavia con la presidenza di Daniela Garlaschelli ha costituito un passaggio chiave. L’ex moglie di Vincenzo Bertè, Sabrina Zambelli, 51 anni, ha confermato quel che aveva appreso in quei giorni drammatici. Nella notte del 6 settembre 2017 Vincenzo Bertè, 55 anni, titolare dell’azienda Eredi Bertè, di via Fermi a Mortara sarebbe uscito di casa per appiccare l’incendio. La causa della decisione sarebbero stati i rifiuti che si accumulavano e il dissesto finanziario in cui l’azienda era incorsa. Era prevista un’ispezione dell’Arpa che avrebbe sicuramente bloccato la concessione. Visita ispettiva che era già stata evitata a luglio con un ricovero in ospedale dello stesso Bertè. Episodio che la Zambelli ha indicato come un espediente per rimandare la visita di Arpa. Sempre la ex moglie, il giorno del rogo, in quel 6 settembre, avrebbe sentito dire dal marito «l’ho fatto» mentre si riferiva al rogo. Altre conferme sarebbero arrivate dai colloqui successivi.

Vincenzo Bertè dovrà rispondere delle gravi accuse di incendio doloso e traffico illecito di rifiuti che si sono venute a creare sulla base delle indagini della Guardia di Finanza e dei Carabinieri forestali. Indagini che avevano portato al suo arresto nell’ottobre del 2021 e a quello di Carlo Andrea Biani, 55 anni, amministratore di un’altra società di Eredi Bertè, entrambi con responsabilità nella gestione dell’impianto mortarese. A Vincenzo Ascrizzi, 38 anni, coinvolto in maniera minore furono prescritti i domiciliari. In un altro processo, parallelo a questo, davanti al giudice monocratico, si stanno esaminando i capi d’accusa di carattere ambientale, le violazioni e l’aspetto colposo dell’incendio.

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