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La vicenda giudiziaria

Omicidio di Mortara: la difesa sostiene che quello di Canale non è stato un gesto volontario aggravato da futili motivi

Il Tribunale del Riesame, però, ritiene che l’uomo debba restare in carcere

Bruno Romani

Email:

bruno.romani@ievve.com

13 Aprile 2023 - 12:21

La difesa sostiene che quello di Canale non è stato un omicidio volontario aggravato da futili motivi

La cascina dove è avvenuto l'omicidio

La richiesta di rivedere la posizione, molto pesante, di Canale arriva dal suo avvocato Francesca Quarto, di Vigevano, che si è presentata alla cascina Montericco nella stessa sera del 2 marzo, assieme ai carabinieri. È vero, Antonio Canale, 46 anni, è pregiudicato, era stato coinvolto nei gravi episodi che si erano verificati a Vigevano nel 2017 e avevano avuto una rilevanza mediatica altissima. Poi condannato per traffico di armi e droga. Ora è incappato in questo guaio che non è per nulla legato ai fatti di allora, sostiene l’avvocato. Canale abita nella cascina dove risiedono anche la mamma di 67 anni e la  sorella.

La casa della madre di Canale, dove è avvenuto il litigio

Il litigio violento, nel cortile, è partito dai due fratelli nigeriani, che sono andati a protestare dalla madre, la quale aveva affittato loro l’abitazione. La questione era nata per delle bollette intestate a Christian e al fratello, non pagate. L’energia elettrica era stata tolta dal gestore e la mamma di Canale aveva concesso un cavo di collegamento, ma solo per telefono e frigo. Poi aveva trovato un consumo altissimo, così aveva negato anche quel cavo scatenando la reazione degli inquilini. Al grido di aiuto della madre, Antonio Canale è uscito ed è scattata la lite che poi ha portato alla morte di Ikogwe. Madre e sorella sono state refertate al pronto soccorso con diversi giorni di prognosi. I motivi per cui Canale era uscito dalla sua abitazione in loro difesa - sostiene ancora l’avvocato - non erano futili. L’uomo non avrebbe agito per uccidere, ma per difendere i familiari. Un eccesso colposo di legittima difesa, non certo un omicidio volontario aggravato. Il nigeriano inoltre non era morto sul posto, ma due chilometri dopo, mentre fuggiva con il fratello.

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