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IL DRAMMA DELL'EMILIA-ROMAGNA
25 Maggio 2023 - 11:57
Marco Bonacina, 46 anni, vigevanese, dal 1998 nella Croce Rossa
«Lavoriamo tutto il giorno tra le macerie e con gli elicotteri sulla testa. Sembra di essere in guerra». Marco Bonacina, 46 anni, dal 1998 arruolato nella Croce Rossa con cui ha prestato soccorso nelle più grandi calamità che il nostro Paese ha vissuto negli ultimi vent’anni, è l’unico vigevanese del nucleo di 7 volontari della Cri della provincia di Pavia, coordinato da Gianluca Vicini, che sta operando in Romagna, a Forlì, dove si continua a vivere l’emergenza causata dal maltempo. «Siamo tutti acquartierati nella zona della Fiera - racconta - con esercito, protezione civile e vigili del fuoco. Ogni giorno riceviamo un incarico e si inizia a lavorare».
Così si presenta via Bologna, una delle strade principali di Forlì
La priorità in questo momento non è più prosciugare le aree ancora invase dall’acqua («ormai il terreno non drena più; è capitato più volte di ritrovare il giorno dopo l’acqua dove era stata completamente rimossa») ma lo smassamento dei detriti. «Lo sgombero della quantità enorme di materiale che si trova sulle strade è prioritaria. E adesso qui fa più paura il fango che progressivamente sta solidificandosi e potrebbe creare danni ancora più gravi. Ci sono case e aziende che hanno ancora i locali allagati dove entrare è complicato perché lo strato di fango si sta facendo sempre più spesso».
Tra i primi interventi svolti in Romagna c’è stato quello presso una villa nuova, completamente distrutta. «Prima che arrivassero i soccorsi la famiglia che ci vive ha passato 5 giorni sul tetto di giorno e in mansarda di notte. Mentre stavamo intervenendo la pressione dell’acqua nel sottosuolo ha fatto letteralmente “esplodere” la piscina. I danni in questo territorio sono incalcolabili». Quello che invece scalda il cuore è la straordinaria solidarietà che si sta riscontrando. «Non è retorica - continua Bonacina - ma è davvero così: ci sono moltissimi ragazzi che lavorano tutto il giorno in condizioni che si possono immaginare. Li chiamano gli “angeli del fango” come quelli del 1966 a Firenze. Ed è davvero così. L’altro giorno si è presentato un ragazzo a cui manca un braccio: ha preso il badile e si è messo al lavoro. Non emozionarsi davanti a questi gesti è davvero difficile».
Un momento della quotidiana attività sul territorio romagnolo
Ma oltre alla solidarietà i soccorritori si confrontano ogni giorno con la popolazione che è allo stremo. «In molti hanno perso tutto - continua nel suo racconto Marco Bonacina - i mobili di casa adesso sono un ammasso di detriti lungo la strada. Spesso è complicato anche riuscire a dialogare. Poco lontano da dove stiamo operando c’era l’abitazione dei due coniugi che sono tra le vittime di questa catastrofe. Ho parlato con alcuni vicini, mi hanno raccontato delle grida di aiuto che hanno sentito per ore. “Non è arrivato nessuno”, hanno tagliato corto con l’espressione dura. Questa gente però ha una forza straordinaria: martedì, mentre stavamo lavorando in una casa, il proprietario ci ha chiesto di poter avere un nostro recapito ufficiale. Gli abbiamo chiesto la ragione e la risposta ci ha lasciati a bocca aperta. “Perché siete invitati qui tra tre mesi - ci ha detto - forse il lavoro non sarà ancora terminato, ma faremo una enorme grigliata”. Questo è il loro modo per dire e dirsi che hanno fiducia nel futuro».
L'opera di rimozione delle macerie per le strade del capoluogo romagnolo
Nonostante tutto però rialzarsi sarà difficile e certamente non rapido. «Ci sono frazioni nelle zone più interne della provincia che potranno essere raggiunte solo tra settimane - conclude Marco Bonacina, che al momento prevede di rientrare a Vigevano il 4 giugno - E intanto c’è il problema della carenza dell’acqua e dell’assenza dell’energia elettrica. Una situazione che ha gravi risvolti tra i quali la conservazione delle derrate e che bisogna risolvere prima che possa sfociare in una vera e propria emergenza sanitaria».
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