Resta aggiornato
Cerca
Il processo
05 Giugno 2023 - 19:14
il rogo del 6 settembre 2017
Il rogo nell’azienda di rifiuti Eredi Bertè è scoppiato nelle prime ore del mattino del 6 settembre 2017 in via Fermi a Mortara, ed è durato quindici giorni. Dell’evento parlarono i media nazionali. Accusato di incendio doloso (in un primo momento l’accusa fu formulata solo per colpa, ma non per dolo) è l’ex titolare Vincenzo Bertè, 56 anni, presente e seduto oggi, lunedì, sul banco degli imputati. Le ore immediatamente precedenti allo scoppio delle fiamme sono state ricostruite nell’udienza che si è tenuta oggi, lunedì, a Pavia davanti al Tribunale in composizione monocratica presieduto dalla giudice Elena Stoppini. Sono stati la moglie Sabrina Zambelli e alcuni dipendenti dell’azienda a confermare, con deposizioni concordanti, una versione dei fatti che emerge nei dettagli solo a distanza di sei anni e dopo che la moglie, nel 2019, ha deciso di rivelare quanto gli aveva detto il marito. Vincenzo Bertè avrebbe parlato con più persone della sua volontà di appiccare il fuoco al materiale stoccato, che ormai era ingente e ingestibile e avrebbe portato l’azienda al dissesto finanziario. L’unico sistema per uscirne era quello di appiccare il fuoco. E quel 6 settembre di prima mattina Vincenzo Bertè, tornando alla propria abitazione, avrebbe confidato alla moglie «l’ho fatto». Anche al custode dell’impianto di stoccaggio - sentito oggi - Bertè avrebbe chiesto di bruciare la montagna di rifiuti, ottenendo però una risposta negativa. E avrebbe posizionato un muletto nel capannone della carta, nonostante altri operai l’avessero ricoverato, come richiedono le norme di sicurezza, in officina al termine della giornata di lavoro. Le versioni e i minuti combaciano. Il muletto sarebbe servito a creare un motivo plausibile da cui sarebbe potuta partire la scintilla del corto circuito. Invece, secondo le testimonianze ascoltate, sarebbe stato l’accendino nero di Bertè ad appiccare le fiamme.
Smassamento del materiele nei giorni successivi al rogo Bertè
La giudice ha chiesto e ottenuto fermezza sulle domande e sulle finalità delle dichiarazioni fornite. È infatti in corso un altro procedimento penale davanti al Tribunale collegiale per traffico illecito di rifiuti, in cui compaiono anche i collaboratori in affari di Vincenzo Berte, Andrea Carlo Biani, 56 anni e Vincenzo Ascrizzi, 39 anni. Furono arrestati nell’ottobre del 2021, dopo un’inchiesta della Finanza, dei carabinieri forestali e della Dda di Milano. Ad Ascrizzi furono concessi i domiciliari. Ora anche Bertè e Biani hanno ottenuto la libertà.
Al banco del pm sedeva il sostituto Paolo Mazza. La difesa di Vincenzo Bertè era sostenuta dall’avvocato Perla Sciretti di Milano, mentre per le parti civili erano coinvolti il Comune di Mortara con l’avvocato Anna Maria Ghigna e l’associazione ambientalista Futuro Sostenibile con l’avvocato Loriana Zanuttigh.
Ed è stata proprio l’avvocato di parte civile del Comune di Mortara a chiedere la convocazione per l’udienza odierna degli ex assessori Gigi Granelli e Marco Vecchio, il primo alla polizia locale e il secondo ai lavori pubblici. Hanno descritto l’impegno e lo sforzo del Comune in quei giorni drammatici che portarono i media a considerare la Lomellina come una “terra dei fuochi”.
L’Informatore Vigevanese - via Trento 42/b 27029 - Vigevano (PV)
Tel. 0381.69711 - informatore@ievve.com
Copyright(©) 2012-2024 Ievve S.r.l.
TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI. NESSUNA RIPRODUZIONE PERMESSA SENZA AUTORIZZAZIONE
Powered by Miles 33