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La cronaca
10 Luglio 2023 - 22:39
Lo smassamento di riifiuti dopo il rogo Bertè
Il processo davanti al giudice monocratico Elena Stoppini è proseguito oggi, lunedì, in Tribunale a Pavia, con alcuni testi chiamati dalla difesa di Vincenzo Bertè, 56 anni, titolare della Eredi Bertè, che è andata a fuoco il 6 settembre del 2017. Deve rispondere di incendio doloso. Gli ultimi testi chiamati dalla difesa sostenuta dall'avvocato di Milano Perla Sciretti hanno risposto sul possibile innesco, sulle quantità di rifiuti presenti nel sito al momento del rogo e sull'impianto antincendio. Quanto materiale del tipo “end of waste” (ovvero non più rifiuto perchè ormai trasformato) era presente tra i 17mila metri cubi presenti in quel momento? Impossibile saperlo. È uno dei tanti temi su cui ha risposto (anche su domande del Pm Paolo Mazza) il dirigente di Arpa Walter Di Rocco. È stato sentito nuovamente anche il tecnico Mauro Varchi, che ha progettato l'impianto antincendio di Bertè. La sua testimonianza ha ricalcato quella di lunedì scorso, davanti al Tribunale collegiale, presieduto, sempre a Pavia, dalla giudice Daniela Garlaschelli per cui Bertè è imputato con un suo socio, Andrea Carlo Biani, coetaneo di Bertè e amministratore della Eredi Bertè Ecology. Si aggiunge a loro Vincenzo Ascrizzi, 38 anni, coinvolto per reati amministrativi e riciclaggio. Nell’ottobre del 2021 quando scattarono le manette per Bertè e Biani, ad Ascrizzi furono prescritti nell’ordinanza gli arresti domiciliari. In questo filone processuale non si giudica solo l'incendio, ma anche i reati di traffico illegale di rifiuti e riciclaggio.
L'incendio è scoppiato il 6 settembre del 2017
Un vigile del fuoco che è intervenuto per il rogo, intorno alle 7, ha spiegato questa mattina che le manichette interne non funzionavano e i pompieri andavano a prendere acqua nell'abitato di Mortara.
Nella maggior parte degli incendi dolosi gli inneschi sono plurimi, per ottenere un risultato certo. Nel caso del rogo Bertè l'incendio è partito dal magazzino della carta con un solo innesco, dove era presente anche un muletto che con un corto circuito potrebbe essere stato il responsabile della scintilla che ha fatto divampare il rogo. Ma il tecnico antincendio, che ha descritto le possibilità di scuola, non ha escluso che da quel punto possa essere partito un rogo doloso, con un solo innesco.
Restano alcuni testimoni, che saranno sentiti a settembre. Poi si inizieranno le fasi finali del processo.
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