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È successo giovedì

Rivolta all’interno della casa di reclusione di Vigevano: tre detenuti lanciano olio bollente contro gli agenti

Hanno devastato le celle e un padiglione. Il sindacato della polizia penitenziaria: «Situazione grave»

Ilaria Dainesi

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ilaria.dainesi@ievve.com

14 Luglio 2023 - 17:00

Rivolta all’interno della casa di reclusione di Vigevano: tre detenuti lanciano olio bollente contro gli agenti

La rivolta ieri, giovedì 13 luglio, all'interno del carcere di Vigevano (Immagine di repertorio)

Episodio violento all’interno della casa di reclusione di Vigevano, dove ieri (giovedì) tre detenuti di origini nordafricane hanno devastato alcune celle e un padiglione, dopo che gli agenti della polizia penitenziaria avevano effettuato un sequestro di due telefoni cellulari e circa 50 grammi di hashish. A riferire l’episodio è il Sindacato di polizia penitenziaria, che parla di una situazione «sempre più grave», anche a causa dell’aumento del numero di detenuti stranieri e della cronica «carenza di personale», come evidenzia Mirco Savastano, segretario generale aggiunto del Spp. I detenuti si sono scagliati contro i poliziotti penitenziari, lanciando contro anche olio bollente: diversi agenti, si parla di sei o sette, hanno dovuto ricorrere alle cure del personale del pronto soccorso per alcune ustioni e per le contusioni riportate. «L’immediato e professionale intervento degli agenti penitenziari ha impedito che la rivolta scatenata non degenerasse in una situazione molto più grave», riferisce Aldo Di Giacomo, segretario generale del Spp.


Il sindacato, citando i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria riferiti al 2022, evidenzia come il 31,8% (17.840 detenuti) della popolazione detenuta in Italia sia composta da cittadini stranieri; il 20% marocchini, il 10,5% albanesi, il 10% tunisini. E ricorda come, dallo scorso anno, la popolazione detenuta di origini straniere sia aumentata di 811 unità. «Questi numeri – sottolinea Aldo Di Giacomo del Sindacato di polizia penitenziaria – evidenziano che la detenzione della popolazione carceraria straniera va gestita con mezzi, strumenti e soprattutto personale specifico. In troppi casi non si conoscono nemmeno le autentiche generalità e provenienza. L’assenza di traduttori è il primo problema con il personale penitenziario, in grande difficoltà soprattutto di fronte ai continui fenomeni di fondamentalismo e radicalismo islamico che sfociano in atti di ribellione e protesta. Per noi – dice il segretario Spp – le misure da mettere in campo sono decisamente più complesse e urgenti a partire dall’attuazione dei trattati con gli Stati del Nord Africa per il rimpatrio di criminali nei propri Paesi di origine».

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