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VIGEVANO

Cosa è successo sabato? La spiegazione meteorologica della tempesta che ha colpito la città

Il downburst è una corrente d'aria fredda e secca che si origina dal temporale e si dirige verso il suolo. Vento a 106 all'ora, ma non è il record, raggiunto nel lontano 1946

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30 Agosto 2023 - 16:08

Cosa è successo sabato? La spiegazione meteorologica della tempesta che ha colpito la città

I bollettini meteo lo annunciavano da una decina di giorni, ma probabilmente nessuno pensava che il temporale che sabato ha colpito Vigevano e Lomellina potesse essere così violento. Ecco la spiegazione meteorologica del fenomeno.

di Umberto Bocca

Dopo una fase particolarmente calda -è stata la terza ondata di calore dell’estate, con temperature fino ai 38 gradi centigradi- nel fine settimana è arrivato un sistema perturbato di provenienza atlantica: una rottura stagionale da manuale che ha portato freddo, pioggia e persino neve in abbondanza sulle Alpi, ma soprattutto i venti di burrasca che hanno provocato notevoli danni sul nostro territorio.

Secondo dati raccolti dalle stazioni meteo amatoriali che hanno resistito alle raffiche, la furia dei venti ha superato i 106 chilometri orari. Si tratta di un valore inusuale e decisamente significativo, ma non un record che rimane al 18 agosto 1946, quando la velocità della tempesta temporalesca sfiorò i 140 chilometri orari.

Il temporale di sabato, che fortunatamente non ha generato anche grandine, per la violenza espressa è stato definito impropriamente “tromba d’aria”. Tecnicamente si è trattato invece di un downburst (il linguaggio della meteorologia è tutto di termini inglesi) un termine che deriva dall'unione di due parole: "burst", che significa "scoppio", e "down", che significa "giù". Si tratta, quindi, di una corrente d'aria fredda e secca che si origina dal temporale e si dirige verso il suolo.

Teoricamente il meccanismo della sua formazione è abbastanza semplice: ogni temporale è caratterizzato da due correnti d'aria: l’updraft, che aspira aria calda e umida e sale verso la sommità dei cumuli temporaleschi e il downdraft, una corrente fredda che scende con violenza trasportando talvolta anche grandine. I forti venti in discesa vengono ulteriormente “compressi” anche dalla valanga di pioggia che cade, schiacciandoli al suolo dove si aprono a ventaglio, ma si dirigono di preferenza nella direzione di spostamento del temporale stesso, creando un fronte di avanzamento che viene chiamato gust front. Nelle celle temporalesche più intense il downdraft può essere particolarmente violento, raggiungendo velocità che arrivano ai 150 - 270 km/h.

Queste raffiche di vento, chiamate downburst, possono causare gravi danni, come la caduta di segnali stradali, alberi e tetti, la devastazione delle coltivazioni, la rottura di finestre e la distruzione di veicoli. È quel che è accaduto a Vigevano.

Queste forti raffiche di vento sono tutt’altro che uniformi per potenza e velocità e per questo possono causare gravi danni in una località e nemmeno sfiorare siti molto vicini.

Alla violenza dei venti si è unita quella della pioggia: le precipitazioni di sabato sull’area vigevanese, distribuite comunque in modo estremamente variabile, hanno sfiorato una intensità media di 100 millimetri all’ora. Anche in questo caso, come per i venti, non si è trattato del valore massimo per l’area vigevanese: il record di pioggia più alta registrata a Vigevano è di 200 millimetri in un'ora registrato il 21 luglio 1993.

Comunque nella ventina di minuti del picco del temporale sulla città sono caduti 64 millimetri di pioggia, cioè 64 litri per metro quadro.

Il livello particolarmente basso del lago Maggiore ha permesso al bacino di ricevere, senza problemi, tutti gli afflussi temporaleschi che sono proseguiti anche nelle giornate successive a quella di sabato. Le acque del lago sono cresciute di 5-6 centimetri all’ora e il loro livello dovrebbe aumentare di circa un metro sopra lo zero idrometrico.

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