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Le richieste

Secondo processo per il rogo Bertè: il pm chiede altri 6 anni per il titolare

L'accusa è di traffico di rifiuti, bancarotta, autoriciclaggio e false fatturazioni. Per il socio Andrea Biani chiesti sette anni e per Vincenzo Ascrizzi tre. Il Comune di Mortara formula 400 mila euro di richiesta di risarcimento. Asm e AsMare 160 mila euro ognuna

Bruno Romani

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bruno.romani@ievve.com

13 Novembre 2023 - 18:30

Secondo processo per il rogo Bertè: il pm chiede altri 6 anni per il titolare

Il rogo Bertè del 6 settembre 2017

Sta procedendo in Tribunale a Pavia anche il secondo processo nato in conseguenza del rogo all'azienda Eredi Bertè di Mortara. Oggi, lunedì, davanti al Tribunale collegiale presiediuto da Daniela Garlaschelli il pubblico ministero Paolo Mazza al termine della sua requisitoria ha chiesto una condanna a sei anni di reclusione per Vincenzo Bertè, 56 anni, titolare dell'azienda di Mortara andata in fumo il 6 settembre del 2017. Un altro processo, ma davanti al giudice monocratico, era terminato pochi mesi fa e ha stabilito, in primo grado, che sarebbe stato lo stesso Bertè ad appiccare il fuoco volontariamente. È stato condannato a 4 anni di reclusione. Di incendio doloso ha risposto oggi anche il socio di Bertè, Carlo Andrea Biani, 56 anni, titolare della Eredi Bertè Ecology. Nel procedimento odierno le accuse per i due si estendevano al traffico illecito di rifiuti, bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e false fatturazioni. Bertè, essendo già stato processato per l'incendio ha risposto solo per questi ultimi capi di imputazione e il Pm ha chiesto sei anni di reclusione. Per Biani, non ancora processato per essere stato connivente nell'ideazione dell'incendio, la richiesta è stata di sette anni. Vincenzo Ascrizzi, 39 anni, con quote nella Mwr, società parallela a quelle di Bertè e Biani, la richiesta è stata di tre anni. Quest'ultima società sarebbe servita, come le altre, a gestire la distrazione del capitale, dopo che l'azienda Eeredi Bertè era stata dichiarata fallita. Da qui l'accusa di bancarotta fraudolenta.

Oggi in Tribunale a Pavia hanno parlato anche le parti civili. Per il Comune di Mortara l'avvocato Anna Maria Ghigna, che alla fine del suo intervento, concordando pienamente con le conclusioni del Pm, ha chiesto 400 mila euro di danni («Mortara, anche a livello nazionale, è stata ritenuta un luogo divenuto insalubre, in cui si gestiscono attività criminali»). La provvisionale dovrebbe essere di 50mila euro. Parimenti ha parlato l'avvocato Anna Rita Biscaldi a nome di AsMortara e di AsMare, le aziende pubbliche cittadine. I danni richiesti per loro sono stati di 160 mila euro a testa e la provvisionale di 60 mila.

Sono seguiti gli interventi dell'avvocato Andrea Rodolfo Masera, per conto del curatore fallimentare; l'avvocato Loriana Zanuttigh per l'associazione ambientalista Futuro Sostenibile per la Lomellina e l'avvocato Sergio Cannavò per Legambiente Lombardia. Tutte le parti civili hanno concordato con la requisitoria del Pm.

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