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Le arringhe
04 Dicembre 2023 - 18:57
Il rogo Bertè del 6 settembre 2017
«Assoluzione perché il fatto non sussiste oppure perché non costituisce reato» questo ha sostenuto l’avvocato Raffaele Della Valle per Vincenzo Bertè, 56 anni, ex titolare della Eredi Bertè di via Fermi a Mortara. L’azienda il 6 settembre del 2017 subì un devastante incendio che proseguì per almeno dodici giorni e andò in fumo l’intero sito dello stoccaggio aziendale, causando anche problemi per la collettività a causa del fumo che invase la città e la Lomellina. Bertè è già stato condannato a quattro anni per incendio doloso in un processo parallelo davanti al giudice monocratico Elena Stoppini. Oggi, davanti al Tribunale collegiale presieduto da Daniela Garlaschelli si sono invece concluse le arringhe degli avvocati difensori. Per Bertè sono intervenuti l’avvocato Perla Sciretti (soffermandosi sulla gestione illecita dei rifiuti e asserendo che prima di una condanna è necessario avere eliminato ogni ragionevole dubbio). Mentre l’avvocato Della Valle ha analizzato ogni particolare della gestione economica dell’azienda. Non sarebbe stata possibile una distrazione di beni. I passaggi economici sarebbero stati all’interno delle aziende del gruppo, anche dopo il fallimento. Non sarebbe configurabile quindi una condanna per bancarotta. Per queste accuse nella scorsa udienza il Pm Paolo Mazza aveva chiesto per Bertè sei anni di reclusione.
Nel processo in corso sono imputi anche Andrea Biani, 56 anni, della Eredi Bertè Ecology. Per lui il pubblico ministero aveva chiesto 7 anni, visto che agli stessi capi di imputazione (traffico illecito di rifiuti, bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e false fatturazioni) si deve aggiungere, secondo l’accusa, quello di avere partecipato all’organizzazione dell’incendio. Mentre per Vincenzo Ascrizzi il pm aveva chiesto tre anni. Con la società Mwr, di cui deteneva delle quote, avrebbe collaborato alla distrazione del denaro. Sia per Biani che per Ascrizzi i rispettivi avvocati Mario Marino e Domenico Ascrizzi hanno chiesto l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato (il primo) e con formula piena (il secondo) richiedendo anche il dissequestro dell’altra azienda Eco Delphi. Nel processo sono coinvolte anche diverse parti civili. Il Comune di Mortara, AsMortara spa, As.Mare srl (aziende pubbliche cittadine), la curatela fallimentare, l’associazione ambientalista Futuro Sostenibile per la Lomellina e Legambiente Lombardia.
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