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Il processo
12 Gennaio 2024 - 12:50
Il capannone di Cassolnovo al momento dell'intervento dei Ris
Era stata fissata ieri, giovedì, in Tribunale a Pavia, davanti al gup (giudice per le udienze preliminari) Luigi Riganti la prima udienza, con la richiesta di rinvio a giudizio per l'omicidio volontario di Ibrahim Mansour, presentata dal Pm Andrea Zanoncelli. Per un cambio di avvocati è stato spostato tutto al 24 gennaio.
L’udienza avrebbe dovuto interessare solo Carmela Calabrese, 56 anni, e il figlio Massimo Rondinelli, 35. Gli altri due imputati del delitto, Antonio Rondinelli, 60 anni, marito di Carmela e padre di Massimo, con l’altro figlio Claudio, 39 anni, hanno già deciso di affrontare il rito immediato davanti alla Corte d’Assise di Pavia. La richiesta dei loro avvocati Francesca Quarto per Claudio e Michele Russo e Guglielmo Panucci per Antonio, è già stata accettata.
L’omicidio di Ibrahim Mansour, egiziano, 44 anni, era avvenuto esattamente un anno fa, l’11 gennaio, nel capannone di Cassolnovo che lui aveva ottenuto in comodato per esercitare la sua attività di commercio agricolo. Ibrahim aveva avuto una relazione con la figlia minore (Daniela) di Antonio Rondinelli e di Carmela Calabrese. E da questo legame era nata una bambina. Le indagini e le confessioni di Luigi D’Alessandro, 37 anni, compagno di Elisa, altra figlia dei Rondinelli, e di Massimo Rondinelli, 35 anni, hanno portato alla conclusione del Pm. Massimo è in carcere così come il padre Antonio e l’altro figlio Claudio di 39.
Massimo ha però rilasciato una confessione a luglio dello scorso anno. Il D’Alessandro sta scontando i domiciliari in una comunità protetta. Avrebbe ammesso di avere contribuito all’occultamento del cadavere, ma non di avere partecipato al delitto. Ecco il motivo per cui ha chiesto il patteggiamento. Sarà un ulteriore giudice, però, a decidere se ammetterlo. Il corpo di Ibrahim Mansour dopo essere stato ucciso con un colpo di pistola e tre di fucile nel capannone di Cassolnovo è stato trasferito in un bosco della frazione Morsella di Vigevano e la sua auto bruciata. Le spoglie carbonizzate dell’egiziano sono state trovate solo il 14 gennaio da un passante che ha poi avvertito i carabinieri. Il movente dell’omicidio sarebbe stato quello economico. Continue richieste di denaro alla famiglia Rondinelli messa alle strette dal fatto che Ibrahim era il padre della loro nipotina. Da qui una riunione di famiglia a Cilavegna, dove risiedevano Antonio e Carmela, e la decisione di ucciderlo. Il padre e i due figli sarebbero stati gli esecutori, ma un ruolo decisionale l’avrebbe avuto anche la mamma.
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