Resta aggiornato
Cerca
il video
17 Gennaio 2024 - 21:08
Borse, accessori e calzature di un noto brand di moda italiano, vendute in negozio a diverse centinaia di euro, venivano prodotte da lavoratori stranieri sfruttati – spesso anche “in nero” – al costo di poche decine di euro. Lo hanno scoperto i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Milano durante una serie di controlli che hanno toccato anche la Lomellina. L'azienda di moda Alviero Martini Spa (noto per il disegno delle mappe geografiche stampate sui tessuti) affidava – con contratti di appalto che prevedevano il divieto di sub-appalto senza preventiva autorizzazione – l’intera produzione a società terze. Ma le aziende appaltatrici, per competere sul mercato, esternalizzavano a loro volta il lavoro ad opifici cinesi situati nelle province di Milano, Monza e Brianza e Pavia.
In provincia di Pavia, a fine ottobre, i carabinieri hanno controllato un laboratorio cinese di Villanova d’Ardenghi, che avrebbe ricevuto la commessa (senza un contratto) da un calzaturificio di Garlasco, risultato fornitore di Alviero Martini. Sono state scoperte numerose irregolarità: i lavoratori venivano pagati a cottimo, spesso costretti a fare i turni di notte e nei giorni festivi. Gli operai vivevano (e dormivano) in luoghi pericolosi, con fili elettrici volanti e materiale infiammabile non custodito correttamente.
Per abbattere i costi, gli opifici si avvalevano di manodopera irregolare. Un sistema che permetteva di massimizzare i profitti – 20 euro è il costo di produzione di una borsa in condizioni di sfruttamento, in boutique veniva poi venduta a 350 euro – attraverso un sistema definito “a strozzo”: chi effettivamente produceva, cioè i laboratori cinesi, lo faceva senza pagare contributi, assicurazioni e imposte dirette.
I controlli sono stati avviati a settembre: dieci titolari di aziende, di diritto o di fatto, di origine cinese sono stati denunciati per caporalato. Su 197 lavoratori identificati (in otto opifici irregolari), 37 sono risultati non in regola con la permanenza e il soggiorno sul territorio italiano. Complessivamente, sono state comminate ammende e sanzioni per oltre 300mila euro. Per sei aziende è stata inoltre disposta la sospensione dell’attività per gravi violazioni in materia di sicurezza e per l’utilizzo di lavoratori in nero.
La sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria nei confronti della società Alviero Martini Spa, non indagata, ma «ritenuta incapace di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell’ambito del ciclo produttivo».
L’Alviero Martini, con una nota, ha fatto sapere che «tutti i rapporti di fornitura della società sono disciplinati da un preciso codice etico a tutela del lavoro e dei lavoratori al cui rispetto ogni fornitore è vincolato. Laddove emergessero attività illecite effettuate da soggetti terzi, introdotte a insaputa della società nella filiera produttiva, assolutamente contrari ai valori aziendali, si riserva di intervenire nei modi e nelle sedi più opportune, al fine di tutelare i lavoratori in primis e l’azienda stessa».
L’Informatore Vigevanese - via Trento 42/b 27029 - Vigevano (PV)
Tel. 0381.69711 - informatore@ievve.com
Copyright(©) 2012-2024 Ievve S.r.l.
TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI. NESSUNA RIPRODUZIONE PERMESSA SENZA AUTORIZZAZIONE
Powered by Miles 33