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Il caso

Vigevano, nella casa popolare un’invalida in gabbia in casa per le barriere che la circondano

Una donna di 42 anni è affetta da una malattia che la costringe da tempo in carrozzella. Intanto nello stesso caseggiato piove nell'ingresso e si sollevano i contatori della luce

Bruno Romani

Email:

bruno.romani@ievve.com

31 Gennaio 2024 - 23:00

Si chiama Silvia e abita da due anni e mezzo in via Griona 12 con la figlia minorenne che frequenta la terza liceo. È una donna di 42 anni affetta da una malattia che la costringe in carrozzella da tempo. La sua situazione non è facile, visto che è praticamente chiusa in casa, ma affronta i suoi problemi con dignità. Vicini e amici la incoraggiano a raccontare: «Sono in una situazione difficile – dice – non ho mai chiesto aiuti economici, ma avrei bisogno di una casa più adatta alle esigenze di una disabile come me». Certamente non ci sono soluzioni facili, ma appaiono anche alcune incongruenze. In fianco al suo c’è un appartamento che era abitato da un disabile ed è sfitto da un anno. È più piccolo, l’ideale sarebbe occuparne due, ma sembra impossibile. Meglio lasciarne uno sfitto e un altro senza le caratteristiche adatte? La domanda è ovviamente retorica. I problemi della casa si intrecciano con la burocrazia e le mancate manutenzioni. Sono anche quelli di tutti gli altri inquilini. Entrando, sulla destra, c’è un pannello di contatori della luce elettrica che si sollevano dalla parete, per le infiltrazioni di umidità. Sul soffitto della scala d’ingresso piove a catinelle quando dall’appartamento di sopra usano l’acqua in bagno. Anche la signora Maria reclama, così come tanti altri: «Quando piove nell’ingresso sono le infiltrazioni da sopra, ma non ci possiamo fare nulla, a meno che qualcuno non intervenga. Lo chiediamo da molto tempo, però non è mai stato fatto». La casa di via Griona è di proprietà del Comune, ma viene gestita dall’Aler di Pavia. «Non sappiamo più cosa fare, quando gli inquilini del piano di sopra aprono i rubinetti ci vuole l’ombrello per salire le scale». Le difficoltà maggiori, restano ovviamente quelle di Silvia che in carrozzella fatica anche ad entrare in ascensore. Per lei è impossibile percorrere l’entrata, ci sono troppi scalini e nessun montascale. Allora ha trovato, grazie alla generosità di un vicino, la possibilità di percorrere il cortile in fianco, collegato internamente, e poi uscire in via Dante. «Non è la stessa proprietà - prosegue Silvia - ma li devo ringraziare perchè è la mia unica via di accesso, altrimenti sarei perennemente chiusa in casa. Ci sono, comunque, parecchie barriere e quindi devo farmi accompagnare. La discesa del cortile è piuttosto pericolosa». In casa invece il bagno e la cucina sono stretti e la donna fatica a entrare in carrozzella, con conseguenze immaginabili. Inoltre la bimba sedicenne avrebbe bisogno di un po’ di tranquillità per studiare e una cameretta, ma non ce l’ha. Una soluzione? Anche se non è facile bisognerebbe provare. Silvia attende fiduciosa.

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