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La giustizia
29 Marzo 2024 - 23:46
La casa di Scaldasole
Il Gup del Tribunale di Pavia Guglielmo Leo ha rinviato a giudizio Osman Bilyhu, 32 anni, di origini albanesi, ritenuto responsabile dell’omicidio di Anila Ruci, 38 anni, avvenuto a Scaldasole tra il 18 e il 19 aprile dello scorso anno. Il processo davanti alla Corte d’Assise si terrà il prossimo 13 maggio. Il corpo della donna era stato trovato nel pomeriggio del giorno 19 all’interno della sua casa di Via Piave 14. Le ferite di arma da taglio anche al collo, forse inferte da una mano sinistra, hanno provocato la sua morte. A terra molto sangue, con impronte forse della stessa vittima. Osman Bilyhu, ferito, probabilmente sconvolto, dopo aver vagato per ore si è accasciato in strada davanti alla casa. I soccorsi del 118, quando sono arrivati, non hanno trovato solo lui, ma anche il cadavere della convivente morta all’interno.
La vittima, Anila Ruci
Non si è mai trovata l’arma, probabilmente un coltello, che ha ucciso la Ruci. E Osman si sarebbe inferto le ferite che aveva per una sorta di autolesionismo. Non può essere stato che lui - è la tesi della Procura - visto che nessun’altro aveva avuto la possibilità di accedere alla casa di via Piave in quelle ore.
Ma l’avvocato Elierta Myftari del foro di Milano, che difende Osman Bilyhu, non ne è convinta. «Davanti al Gup Osman non si è presentato. È stata una sua scelta. Anche perchè non abbiamo chiesto riti alternativi e riteniamo che si possa ancora cambiare la narrazione dei fatti, così come sono stati prospettati. Riteniamo comunque carenti le perizie, autopsia compresa, e vorremmo approfondire. Con me Osman ha parlato e ribadisce la sua innocenza». L’uomo accusato di omicidio conviveva con la Ruci, donna di origine albanese, così come lui, che peraltro parla molto poco l'italiano. L’avvocato Myftari, della stessa nazionalità, è in grado di colloquiare con il suo cliente capendo perfettamente il linguaggio.
Nel frattempo durante l’udienza preliminare di mercoledì scorso, davanti al Gup, hanno chiesto di costituirsi parti civili i familiari della Ruci, la madre e il fratello, che era presente, tutelati dall’avvocato Omar Bottaro di Padova.
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