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Il processo

Delitto della Morsella. La sera stessa Massimo Rondinelli ammise l'omicidio a casa dei cognati

I primi testi in Corte d’Assise: nella casa di Gravellona si presentò quella notte anche Luigi D’Alessandro con i proiettili. Ibrahim scrisse un messaggio alla fidanzata: «Sto morendo»

Bruno Romani

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bruno.romani@ievve.com

15 Aprile 2024 - 19:14

Delitto della Morsella. La sera stessa Massimo Rondinelli ammette il delitto a casa dei cognati

La Corte d'Assise di Pavia

La prima udienza per sentire i testi indicati dal pubblico ministero Andrea Zanoncelli è iniziata questa mattina (lunedì) davanti alla Corte d’Assise di Pavia presieduta dalla giudice Elena Stoppini (a latere Giordano Vincenzo). A prestare testimonianza sotto giuramento sono stati Simona Martarello, 44 anni e il marito Bruno Guarna, 45. Quest’ultimo è il fratello di Maria Valentina Guarna, allora fidanzata di Massimo Rondinelli.

Mohamed Ibrahim Mansour, 44 anni, egiziano, fu ucciso la sera dell’11 gennaio 2023 in un capannone di Cassolnovo. Il suo corpo, però, fu trovato carbonizzato solo tre giorni dopo, nelle campagne della frazione Morsella di Vigevano. Accusati dell’omicidio, davanti alla Corte d’Assise sono alcuni componenti della famiglia Rondinelli di Cilavegna, con cui Ibrahim aveva rapporti di lavoro, ma anche rapporti familiari essendo il padre di una bambina avuta dalla relazione con Daniela, figlia minore dei Rondinelli. Massimo Rondinelli, 35 anni, peraltro è reo confesso ed è già stato condannato a febbraio davanti al Gup Luigi Riganti a 19 anni di carcere.

La sorella e lo zio di Ibrahim si sono costituiti parte civile

Simona Martarello e Bruno Guarna i due testi ascoltati oggi dalla Corte d’Assise hanno ammesso, tra molti “non ricordo” e contestazioni quel che hanno vissuto nella loro casa di Gravellona quella sera dell’11 gennaio 2023. È arrivato Massimo Rondinelli, intorno alle 22,30 agitatissimo e ha detto di avere sparato a Mohamed, precisando che «era con suo papà e suo fratello». Sono Claudio Rondinelli, 40 anni, attualmente detenuto e imputato dell’omicidio assieme al padre Antonio, 60 anni, pure in carcere. Oggi, però, quest’ultimo non era presente. Per il concorso nell’omicidio è imputata la moglie di Antonio, Carmela Calabrese, 57 anni,  madre dei fratelli Rondinelli. Poco dopo nell’abitazione dei Guarna è arrivato anche Luigi D’Alessandro, 37 anni, compagno di Elisa Rondinelli che doveva essere ascoltata ma si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Ha parlato con Massimo Rondinelli e gli ha consegnato un secchiello del tipo di quelli che contengono la vernice.  Dentro c’erano dei proiettili. Bruno Guarna si è rifiutato di nasconderlo e D’Alessandro se ne è andato via. Elisa ai Guarna, dopo quel fatto, avrebbe raccontato «che gli faceva schifo la sua famiglia per quel che aveva fatto». Era inoltre emerso che dopo l’omicidio avvenuto con pistola e fucili nel capannone di Cassolnovo il corpo «è stato bruciato e spostato in auto».

Un altro momento altamente drammatico si è avuto con la testimonianza di Brigida, 27 anni, di Vigevano, l’ultima fidanzata di Mohammed Ibrahim Mansour. Aveva avuto una relazione dall’estate precedente. Ha spiegato che prima la famiglia Rondinelli era in buoni rapporti con Mohammed Ibrahim, poi sono iniziate le discussioni. Principalmente perché lui voleva la figlia. Quella sera dell’11 gennaio 2023 Brigida ha ricevuto un messaggio da Ibrahim alle 20,36: «Sto morendo». Poi le comunicazioni si sono interrotte.

Nel processo in corso Antonio Rondinelli oltre a essere accusato di omicidio volontario in concorso deve rispondere di distruzione e occultamento di cadavere. È difeso dagli avvocati Michele Russo di Matera e Guglielmo Panucci di Pavia. Il figlio Claudio è difeso dall’avvocato Francesca Quarto di Vigevano (foro di Pavia). La madre Carmela Calabrese dall’avvocato Rosemary Patrizia Dos Anjos di Milano. È libera dopo essere stata agli arresti domiciliari.

Nel dibattimento sono presenti come parti civili, tutelati dall’avvocato Fabio Santopietro di Vigevano la sorella del deceduto, Eman Ibrahim Mansour, presente in aula con lo zio Mohamed Hussein Eid, il padre e la madre del deceduto Mohamed Ibrahim Mansour e Mohamed Hussein Afaf. Durante le indagini condotte è emerso che sarebbero state le continue richieste di denaro di Ibrahim a indurre i Rondinelli a ucciderlo. Le armi, però, non sono mai state trovate e Luigi D’Alessandro ha sempre sostenuto di  essere coinvolto solo nell’occultamento del cadavere. Ha avanzato una richiesta di patteggiamento.

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