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Il Processo

In Assise il delitto di Scaldasole. La difesa produce una propria relazione medico-legale

Le tesi che l’avvocato di Osman Bylyku vuole portare in giudizio: le ferite non sono state autoinflitte e per entrare nella casa si può passare anche dal retro

Bruno Romani

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bruno.romani@ievve.com

13 Maggio 2024 - 17:50

In Assise il delitto di Scaldasole. La difesa produce una propria relazione medico-legale

La casa di Scaldasole dove avvenne il delitto

È stato accompagnato questa mattina, lunedì, davanti alla Corte d’Assise di Pavia Osman Bylyku, 31 anni, albanese, accusato di aver ucciso tra il 18 e il 19 aprile dello scorso anno Anila Ruci, 38 anni nella casa di via Piave 14 a Scaldasole. Attualmente è ancora detenuto. La donna, di cui Bylyku era convivente, era stata trovata nel pomeriggio del 19 con ferite di arma da taglio che hanno provocato la sua morte. L’arma, però, non è mai stata trovata. L’imputato Osman Bylyku, difeso dall’avvocato Stefano De Felice di Milano, era stato soccorso, nello stesso giorno, in strada, davanti alla casa, per ferite che secondo l’accusa sostenuta dalla Pm Diletta Balduzzi sarebbero state “autoinferte” per cercare di mascherare il delitto che aveva compiuto.

Avvocato Stefano De Felice

«Noi abbiamo prodotto alla Corte una relazione tecnica medico legale del dottor Massimo Sher di Milano. Chiederemo a tempo debito una perizia d’ufficio. L’esperto ritiene che alcune delle ferite trovate sul corpo di Osman non possano essere state inferte dallo stesso Osman, con una pratica di autolesionismo, sul suo stesso corpo». Altro punto essenziale è una relazione effettuata sul luogo dell’omicidio. «Noi abbiamo trovato sul retro della casa di via Piave 14 - prosegue l’avvocato De Felice - una via di comunicazione che conduce verso un muro sul retro. Da qui c’è un passaggio e un sentiero che costeggia la campagna e poi rientra sulla strada passando da via Piave 24. Quindi anche altri e non solo Osman avrebbero potuto accedere all’abitazione della Ruci. Chiunque sarebbe potuto entrare e chiunque sarebbe potuto uscire». Il tipo di rapporto di convivenza, tra Osman e la Ruci, dovrà essere chiarito in sede processuale. L’avvocato ha chiesto inoltre che possano essere acquisite, se funzionavano, le immagini delle telecamere di videosorveglianza del distributore di benzina che si trova proprio di fronte alla casa di via Piave 14.

La Corte d’Assise di Pavia, presieduta dalla giudice Elena Stoppini, tornerà a riunirsi nell’udienza del prossimo 27 giugno. Si sono costituite parti civili anche la madre della vittima, Nadire Ruci, la sorella Marsidia Ruci e il fratello Gezim Ruci. La sorella era presente in Tribunale con il legale Claudia Ottoveggio.

La vittima, Anila Ruci

 

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