Cerca

Il processo

Omicidio della Morsella, ricostruita dai carabinieri l’ultima telefonata tra i Rondinelli e Ibrahim

Oggi, lunedì, durante l’udienza del processo in Corte D’Assise l’ascolto di alcune intercettazioni. E Claudio grida: «Giudice, io sono estraneo».

Bruno Romani

Email:

bruno.romani@ievve.com

27 Maggio 2024 - 17:59

Omicidio della Morsella, ricostruita dai carabinieri l’ultima telefonata tra i Rondinelli e Ibrahim

La Corte d'Assise di Pavia

Durante l’ultima telefonata, prima del delitto, nella casa della famiglia Rondinelli, a Cilavegna, c’erano anche i carabinieri. Erano le 18,45 dell'11 gennaio 2023 quando è arrivata la pattuglia con il brigadiere della stazione di Gambolò che la centrale operativa ha inviato su richiesta di Carmela Calabrese, 57 anni. In casa, con lei c’era il marito Antonio Rondinelli, 60.

Entrambi sono oggi imputati per l’omicidio di Mohammed Ibrahim Mansour, 44 anni, egiziano. La Calabrese per il concorso, il marito perché sarebbe uno di coloro che hanno sparato, assieme al figlio Claudio, 40 anni, accusato dello stesso delitto, ovvero di omicidio volontario. Ha già ammesso la propria colpa Massimo Rondinelli, che è reo confesso ed è già stato condannato a 19 anni di reclusione con rito abbreviato. Massimo, però, non ha mai accusato gli altri membri della famiglia.

In quella drammatica sera dell’11 gennaio 2023 gli uomini dell’Arma sono arrivati a Cilavegna perché i Rondinelli avevano paura di Ibrahim, pensavano che volesse entrare in casa. Mentre c’erano i carabinieri, Ibrahim era al telefono con Carmela che poi gli ha passato Antonio. «Per loro era “il genero” infatti la loro figlia minore, Daniela, aveva avuto una bambina con Ibrahim». Il carabiniere ha ascoltato il “botta e risposta” tra i Rondinelli e il genero egiziano. Quest’ultimo voleva che gli intestassero una casa, ma non lo potevano farlo perché non era apposto con il catasto e per sistemarla ci volevano dei soldi che non avevano. Inoltre, sempre Ibrahim, rimarcava molto la sua volontà di avere la bambina in affido. L’aveva detto anche alla barista di un esercizio vigevanese, anche lei sentita oggi: «Posso vedere la mia bambina».  

Sono state riprodotte in aula, come ultima richiesta delle difese, anche alcune telefonate che erano state intercettate dai carabinieri tra l’11 e il 13 febbraio del 2023. Un mese dopo l’omicidio. In particolare nelle conversazioni telefoniche di Claudio e Antonio con Carmela e con Daniela, trapela che loro si professano sempre estranei ai fatti. In aula, lo stesso Claudio Rondinelli ha dichiarato apertamente, prima di essere zittito: «Giudice, io sono estraneo a tutti i fatti». La Corte d’Assise di Pavia, presieduta dalla giudice Elena Stoppini, tornerà a riunirsi per la requisitoria del Pm Andrea Zanoncelli il prossimo 17 giugno. La settimana successiva, il 24, assieme alle repliche della difesa potrebbe arrivare la sentenza.

L’omicidio di Mohammed Ibrahim Mansour avvenne l’11 gennaio del 2023 nel capannone di Cassolnovo, che la famiglia Rondinelli gli aveva concesso in comodato gratuito per lavorare. Spararono in tre. Con una pistola e due o tre fucili. Il corpo dell’egiziano fu nascosto sotto ad alcune lamiere. Due giorni dopo, con la complicità di Luigi D’Alessandro, 37 anni, allora compagno di un’altra figlia dei Rondinelli, Elisa, il cadavere venne caricato sulla Audi A3 di Ibrahim e trasferito nelle campagne della frazione Morsella. Qui l’auto fu bruciata con la benzina. La scoperta venne fatta nel pomeriggio del 14 gennaio da un passante. I carabinieri sospettarono subito che quelle ossa carbonizzate trovate a bordo potessero essere di un uomo. Inoltre alcune lettere della targa erano ancora leggibili e si capì subito che quell’auto era di Mohammed Ibrahim Mansour.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su L'informatore

Caratteri rimanenti: 400