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Il processo
27 Giugno 2024 - 19:09
La casa di Scaldasole
Primi testi in aula davanti alla Corte d'Assise di Pavia presieduta dalla giudice Elena Stoppini per il delitto di Scaldasole. Osman Bylyku, 31 anni, albanese, è accusato di aver ucciso il 19 aprile dello scorso anno Anila Ruci, 38 anni nella casa di via Piave 14 a Scaldasole dove abitavano assieme. I soccorsi sono stati chiamati proprio dallo stesso Osman nel pomeriggio del giorno 19, dopo che lo stesso aveva vagato per ore. Poi è entrato in un bar sulla stessa via e aveva chiesto di chiamare il 118 perchè «qualcuno lo aveva accoltellato». Lo ha detto a un cittadino albanese, presente, visto che il Bylyku parla poco l'italiano. In aula è seduto vicino a un'interprete. Bylyku aveva segni da taglio sul collo, sui polsi e sul torace, esaminati nei dettagli oggi, con fotografie mostrate sui monitor ai giudici popolari. Ma quando sono arrivati i soccorsi della Croce d'Oro di Sannazzaro quel che si è scoperto è stato ben più grave. All'interno dell'abitazione dell'uomo, al piano terra, la scena era raccapricciante. È stata descritta non solo dai soccorritori medici, ma anche dai carabinieri della stazione di Sannazzaro e del Nucleo radiomobile di Voghera. Dalla porta dell'abitazione si vedeva sangue dappertutto e su un divano, in posizione supina, il corpo di Anila Ruci privo di vita e ricoperto di sangue. Nelle deposizioni odierne non solo è stata ricostruita la scena, ma anche la compatibilità delle ferite di Osman Bylyku, l'imputato. L'uomo, infatti, dopo essere stato trasferito al Policlinico San Matteo di Pavia dall'ambulanza è stato tenuto sotto controllo dai carabinieri e il mattino dopo è stato visitato da una dottoressa della Medicina legale di Pavia, la quale oggi ha testimoniato. Ha ritenuto le sue ferite compatibili con un quadro di autolesionismo. È questo un punto essenziale del processo, che la difesa ha già annunciato di voler contestare. Produrrà anche una perizia di parte, ovviamente, sulla base delle documentazioni acquisite. Ai carabinieri operanti sono state anche chieste le immagini di videosorveglianza raccolte, sia dal Comune di Scaldasole che in altre possibili abitazioni private. I dati che emergono, hanno raccontato i militari sentiti, non lasciano intravedere nessuna altra figura umana che si sia potuta avvicinare all'abitazione della Anila che non sia il Bylyku. Ma anche questa ricostruzione e le possibilità di accesso alla casa dal retro sono parte della strategia che la difesa ha intenzione di mettere in campo nelle prossime udienze.
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