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Il processo
09 Luglio 2024 - 23:36
La zona del ritrovamento alla Morsella (Vigevano)
Fu Luigi D’Alessandro, 37 anni, allora compagno di Elisa, una delle figlie di Antonio Rondinelli e Carmela Calabrese, a partecipare al trasporto e alla distruzione del cadavere di Mohammed Ibrahim Mansour, 44 anni, egiziano, dopo che era stato ucciso nel capannone di Cassolnovo l’11 gennaio del 2023 con colpi di pistola e fucile. Prima fu nascosto sotto alcune lamiere. Due giorni dopo D’Alessandro suggerì di trasferirlo nelle campagne della Morsella, cercando di addossare le colpe allo spaccio di sostanze stupefacenti, molto attivo in quella zona di Vigevano. Il corpo fu ritrovato carbonizzato il 14 gennaio dopo tre giorni dal delitto. I fatti sono stati esposti e confessati durante la sua deposizione avvenuta in Corte d’Assise a Pavia. Nel processo da poco concluso sono stati condannati a trent’anni di reclusione per quell’omicidio Antonio Rondinelli, 60 anni e il figlio Claudio, 40. Con loro è stata ritenuta parimenti responsabile Carmela Calabrese, moglie di Antonio e mamma di Claudio. La famiglia era residente a Cilavegna. Luigi D’Alessandro è stato un teste chiave per l’intero processo. Oggi, martedì, ha patteggiato un anno e mezzo di reclusione per distruzione di cadavere e trasporto di armi (bossoli e pistola del delitto). Il giudice Pietro Balduzzi ha prestato consenso dopo il patteggiamento avvenuto tra il Pm Andrea Zanoncelli e l’avvocato di difesa Marco Francesco Sommariva. Non si è costituita nessuna parte civile, non è stato richiesto risarcimento. D’Alessandro ha già trascorso gran parte della pena ai domiciliari in una comunità a cui era stato affidato.
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