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Il dramma
30 Agosto 2024 - 16:23
I carabinieri e la vittima Giuseppe Sgroi
La Gip del Tribunale di Pavia Maria Cristina Lapi ha sentito questa mattina, venerdì, nell’ambito dell’udienza di convalida dell’arresto, i due conviventi di Giuseppe Sgroi, 54 anni, ucciso a botte e pugni nella notte tra martedì e mercoledì, nella sua abitazione di Cilavegna, in via Dei Mille 27. Sono Giuseppe Di Stefano, 34 anni, che abitava solo da due mesi nella casa degli Sgroi. Era uscito di carcere dopo una condanna per aver perseguitato la sua ex. Una vicenda del 2021. L’amico Giuseppe Sgroi si era impietosito e gli aveva concesso ospitalità. Di Stefano, difeso dall’avvocato Alessandra Zerbi, ha preferito tacere anche questa mattina, così come aveva già fatto in precedenza. L'altro coinquilino della vittima era il fratello Massimo Sgroi, che con l’avvocato Valentina Zecchini Vaghi si è presentato davanti alla giudice Lapi riconfermando la prima versione fornita ai carabinieri e al sostituto procuratore Valentina Terrile. Ovvero, che lui non sarebbe stato presente al momento del litigio fatale, ma di essere stato in un’altra stanza.
Nel corso dell’interrogatorio, però, è emerso un particolare. Giuseppe Sgroi, lo provano le immagini di videosorveglianza del condominio, sarebbe uscito di casa tra le 23,30 e le 23,55. Al rientro nell’abitazione si è riaccesa la lite e un quarto d’ora dopo la mezzanotte ci sarebbe stato l’epilogo, con il colpo al volto poi risultato fatale. Massimo afferma di aver sentito un tonfo e di essersi recato nell’altra stanza solo allora, trovando il fratello Giuseppe già morto. E non si sarebbe neppure accorto che Giuseppe era uscito di casa nella mezz’ora precedente.
La Gip Maria Cristina Lapi ha comunque confermato il carcere per entrambi nell’ordinanza arrivata dopo l’interrogatorio. Di Stefano resterà a Torre Del Gallo a Pavia e Massimo Sgroi nel penitenziario dei Piccolini di Vigevano. Vista la loro particolare condizione familiare (erano soli e abitavano tutti e tre nell’abitazione tuttora sotto sequestro) non era, probabilmente, possibile nessuna decisione alternativa.
Le indagini ora si concentreranno sulle perizie medico legali e sugli accertamenti peritali effettuati sui due conviventi di Giuseppe. Anche il movente dei litigi continui è parso a poco a poco sempre più chiaro. Giuseppe Sgroi lavorava come operatore ecologico ed era impiegato anche presso la piazzola di Cilavegna. Sia il fratello che Di Stefano erano invece disoccupati, spesso inclini alla lite e dediti all’alcol. Era già successo giorni fa, quando per motivi analoghi intervennero i carabinieri. Nel caso del dramma che si è consumato nella notte tra martedì e mercoledì, però, l’esatta dinamica del litigio e la partecipazione di uno solo o di entrambi deve ancora essere accertata, come indica la giustizia, al di là di ogni ragionevole dubbio.
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