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Il processo

L’imputato dell’omicidio di Scaldasole potrebbe non essere capace di intendere

La Corte, su richiesta della difesa, ammette la perizia

Bruno Romani

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bruno.romani@ievve.com

19 Novembre 2024 - 19:20

L’imputato dell’omicidio di Scaldasole potrebbe non essere capace di intendere

L'intervento dei carabinieri a Scaldasole

L’omicidio era avvenuto a Scaldasole il 19 aprile del 2023. La vittima è Anila Ruci, di origine albanese, 38 anni. Sul banco degli imputati, davanti alla Corte d’Assise di Pavia presieduta dalla giudice Elena Stoppini è il connazionale e convivente, attualmente in carcere, Osman Bylyku, 31 anni. La difesa è sostenuta dall’avvocato milanese Stefano De Felice, che nell’udienza di martedì, attraverso una sua collaboratrice, ha chiesto e ottenuto che fosse concessa una perizia sulla capacità di intendere e volere di Osman e sulla sua capacità di stare in giudizio. Il teste che ha instillato questi dubbi è stato il medico legale di parte dottor Massimo Sher di Milano. Oltre ad aver asserito ancora una volta che le ferite di Osman non potevano essere autoinferte è giunto alla conclusione che è necessario accertare lo stato di Osman, che avrebbe problemi cognitivi e mnemonici e si potrebbero configurare altre ipotesi patologiche e fisiche. Nella prossima udienza del 29 novembre il perito riceverà la nomina. Sempre oggi sono sfilati altri testi, come la psicologa del carcere, che hanno descritto la personalità di Bylyku. L’accertamento potrebbe cambiare notevolmente l’andamento del processo che si stava avviando verso la sua fase finale. Un vizio parziale potrebbe cambiare il tipo di pena e se l’incapacità fosse totale potrebbe portare anche alla non condannabilità. Osman Bylyku si era trascinato per il paese, ferito, fino al pomeriggio del 19 aprile, quando ha chiesto aiuto in un bar e poi si è accasciato davanti alla casa in cui abitava con Anila Ruci. I soccorritori sono intervervenuti per lui e hanno trovato all’interno il corpo della donna riversa sul divano, al piano terra, accoltellata. Era morta, secondo la perizia medico legale almeno 13 o 14 ore prima del ritrovamento. Bylyku, il cui corpo era pieno di ferite, fu medicato e trasferito al Policlinico San Matteo, piantonato e poi incriminato. In casa c’era solo il sangue suo e quello di Anila. Gli inquirenti, anche dopo gli accertamenti del Ris hanno escluso che potesse essere entrato qualcun altro. Oggi, però, la Corte ha deciso che prima di tutto è necessario capire quali siano le condizioni dell’imputato.

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