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Il processo
29 Novembre 2024 - 18:18
L'intervento dei carabinieri a Scaldasole
Nel Tribunale di Pavia è tornata a riunirsi oggi, venerdì, la Corte d’Assise per nominare un collegio peritale che esaminerà le capacità di intendere e volere di Osman Bylyku, 31 anni, di origini albanesi, imputato dell’omicidio di Anila Ruci, connazionale di 38 anni, assassinata il 19 aprile del 2023. I due abitavano sotto lo stesso tetto, a Scaldasole, in via Piave. Nella scorsa udienza l’avvocato di Osman, Stefano De Felice di Milano, suffragato dalla testimonianza del dottor Massimo Sher, medico e perito legale della difesa, ha chiesto che venisse riconosciuta la capacità di intendere e di volere di Osman Bylyku. Il dottor Sher aveva spiegato i motivi per cui è necessario accertare lo stato psicofisico dell’imputato, che avrebbe problemi cognitivi e mnemonici, inoltre si potrebbero configurare altre ipotesi patologiche e fisiche.
La Corte d’Assise ha nominato oggi il collegio presieduto dal dottor Franco Martelli psichiatra e criminologo forense, con lui ci saranno altri due medici. Il Pm ha aggiunto un suo perito che è il dottor Giacomo Mongodi, psichiatra, e la difesa mantiene il dottor Sher. I medici interverranno in contradditorio ed esamineranno le condizioni di Bylyku a partire dal 17 dicembre prossimo. Quindi avranno 90 giorni di tempo per esprimersi. La prossima udienza, il 28 marzo, potrebbe essere decisiva, con la presentazione della perizia e la probabile conclusione del processo. L'eventuale incapacità totale potrebbe portare alla non condannabilità.
Il giorno in cui fu scoperto il delitto Osman Bylyku si era trascinato per il paese, ferito, fino al pomeriggio di quel 19 aprile. Poi ha chiesto aiuto in un bar e si è accasciato davanti alla casa in cui abitava con Anila Ruci. I soccorritori sono intervenuti per lui, ma hanno trovato all’interno il corpo della donna riversa sul divano, al piano terra, accoltellata. Era morta, secondo la perizia medico legale almeno 13 o 14 ore prima del ritrovamento. Bylyku, il cui corpo era pieno di ferite, fu medicato e trasferito al Policlinico San Matteo, piantonato e poi incriminato. In casa c’era solo il sangue suo e quello di Anila. Gli inquirenti, anche dopo gli accertamenti del Ris hanno escluso che potesse essere entrato qualcun altro.
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