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L'indagine
29 Novembre 2024 - 13:05
Il sindaco di Vigevano Andrea Ceffa
Il terremoto nell’amministrazione comunale di Vigevano si è concretizzato ieri, giovedì, con l’arresto (ai domiciliari) del sindaco Andrea Ceffa; della consigliera comunale Roberta Giacometti, avvocata eletta nella lista civica Vigevano Riparte; del direttore amministrativo di Asm Vigevano e Lomellina Alessandro Gabbi; dell’amministratrice unica di Asm Vigevano e Lomellina Veronica Passarella, consulente del lavoro e di Matteo Ciceri amministratore unico di Vigevano distribuzione gas. L’accusa è corruzione e nei prossimi dieci giorni sono previsti gli interrogatori di garanzia in cui gli indagati potranno avvalersi della facoltà di non rispondere oppure spiegare e raccontare la loro versione dei fatti.
Roberta Giacometti
Alla vicenda emersa mancano dettagli, ma la strategia corruttiva si divide in due azioni, una contrapposta all’altra. In un primo momento nell'ambito di quella che è stata definita “Congiura di Sant’Andrea” l’europarlamentare leghista Angelo Ciocca e l’imprenditore Alberto Righini avrebbero cercato di convincere uno o più consiglieri comunali a dimettersi per far saltare l’amministrazione del leghista Andrea Ceffa promettendo 15mila euro. Questo è motivo di tentata corruzione che, però, non si concretizza. È la prima fase delle indagini che si sviluppano dopo il 30 novembre 2022 con un esposto presentato alla Procura dal sindaco stesso o, forse, anche da alcuni altri consiglieri. Perché Ciocca e Righini (che sono indagati per questo loro atto corruttivo) abbiano tentato di provocare la caduta del sindaco Ceffa è oggetto di interrogativi politici più che penali: scelte urbanistiche non condivise? Inimicizie politiche personali che contrapponevano la Lega vigevanese a quella di Ciocca?
Veronica Passarella
Dopo quel momento, però, entrerebbe in scena l’amministrazione rimasta in carica, guidata dal sindaco, con il tentativo di blindare i consiglieri rimasti fedeli. E, nel caso di un dubbio, come quello che avrebbe manifestato la consigliera comunale Roberta Giacometti, sarebbe scattato il tentativo di convinzione a rimanere legata alla maggioranza con la promessa di una consulenza presso l’azienda partecipata Asm. Operazione che si configura come corruzione. Consulenza, tra l’altro, che non viene affidata alla Giacometti, ma a una professionista a lei vicina che viene definita dagli inquirenti come “prestanome”. Seimila euro l’anno che vengono approvati ed erogati dai dirigenti aziendali di Asm, anche loro finiti agli arresti domiciliari. Per ora, però, questa professionista non sembra essere indagata. È però certo che gli stessi dirigenti di Asm ritenevano inutile questa consulenza e che questa professionista non abbia mai prestato nessuna opera per Asm. Da qui gli arresti che sono stati effettuati ieri. I carabinieri e la Procura di Pavia potrebbero avere in serbo qualche altra carta da giocare, ma la prossima mossa è sicuramente quella di attendere, prima di tutto, gli interrogatori di garanzia.
Matteo Ciceri
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