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L’operazione dei carabinieri della Compagnia di Stradella
03 Dicembre 2024 - 10:37
Dieci persone sono state arrestate questa mattina, martedì, dai carabinieri della Compagnia di Stradella, accusati a vario titolo di estorsione, ricettazione e lesioni personali in concorso, detenzione e porto abusivo di armi e munizioni. I destinatari delle misure cautelari personali sono sette soggetti di origine marocchina e tre di origine egiziana, residenti a Vigevano, Parona e Milano; alcuni di loro erano già detenuti per altri reati. L’indagine è partita dopo una serie di aggressioni armate registrate nei pressi di Broni e nelle zone limitrofe, tra cui un tentato omicidio avvenuto nell’aprile 2022. Gli episodi violenti erano legati alla volontà del gruppo di monopolizzare lo spaccio di stupefacenti in quell’area.
Le indagini, supportate da intercettazioni telefoniche (sono state captate oltre 22mila conversazioni), hanno rivelato l’esistenza di una rete ben organizzata di piazze di spaccio, situate a Broni e nella provincia di Varese. Tra le postazioni individuate figurano aree nascoste come boschetti, stradine isolate e casolari abbandonati. Luoghi ribattezzati con nomi in codice come “la Colombaia”, “la Xilopan” e “la Casettina della notte” servivano come basi per la vendita di cocaina, eroina e hashish. Il traffico generava guadagni giornalieri stimati intorno ai 3mila euro, con prezzi al dettaglio di 70 euro al grammo per la cocaina, 20 per l’eroina e 10 per l’hashish.
Gli spacciatori utilizzavano telefoni dedicati per prendere gli ordini e cambiavano frequentemente le postazioni per sfuggire ai controlli, scegliendo luoghi di scarso passaggio per ridurre il rischio di essere denunciati dagli abitanti o individuati dalle forze dell’ordine. Armi da fuoco, spesso frutto di furti, venivano impiegate non solo per intimidire i clienti, ma anche per consolidare il dominio sul territorio.
Per gli spostamenti tra le piazze di spaccio, l’organizzazione faceva affidamento su auto “pulite” fornite dai tre membri egiziani, che in cambio ricevevano denaro o droga. Consumatori abituali venivano talvolta coinvolti come autisti, ricevendo dosi in cambio del loro aiuto. «La pericolosità sociale degli arrestati – è spiegato nel comunicato dei carabinieri – veniva suffragata anche dall’evidenza che nelle piazze di spaccio vi erano abitualmente numerose armi (sia pistole che fucili), provento di furto, utilizzate per le aggressioni finalizzate al controllo del territorio ma anche nelle quotidiane attività di spaccio per minacciare i clienti o per costringerli a fare qualcosa per loro in cambio di stupefacente».
Notizia in aggiornamento
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