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Il processo

Per l’omicidio di via Beldiporto a Mortara, pene ridotte in appello agli imputati

Il 23 novembre 2023 morì Anis Hasnaoui. La Corte d’Assise aveva comminato tre ergastoli. Oggi la pena è passata a 26 anni e mezzo e 24 anni e mezzo per uno solo dei tre

Bruno Romani

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bruno.romani@ievve.com

11 Dicembre 2024 - 20:44

Per l’omicidio di via Beldiporto a Mortara, pene ridotte in appello

La fiaccolata del 18 dicembre 2022

Per un ricalcolo di aggravanti e attenuanti i tre omicidi del 31enne tunisino Anis Hasnaoui si sono visti modificare la pena dell’ergastolo dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano, presieduta (oggi, mercoledì) dalla giudice Ivana Caputo, a latere Franca Anelli. L’uomo era stato trovato  in fin di vita in via Beldiporto a Mortara il 22 novembre del 2022 alle 5,15 del mattino. Fu ricoverato in codice rosso e morì nelle prime ore del giorno dopo, il 23 novembre. Finirono in carcere e furono condannati per omicidio volontario i tre marocchini Azzedine Ben Touda, 31 anni; Ayoub Guazzari, 28 anni e Mohcine Hadi, 38 anni. Le pene si sono ridotte in appello a 26 anni e mezzo per i primi due e a 24 anni e mezzo per Hadi. I difensori sono cambiati. Davanti alla Corte milanese erano presenti i tre imputati con i rispettivi avvocati Michela Ghisio, Salvatore Arcadipane e Amedeo Rizza. I famigliari di Anis si erano costituiti parte civile con l’avvocato Gian Clemente Benenti. La sorella del tunisino ucciso abitava a Mortara e aveva partecipato a una fiaccolata in piazza Cagnoni, a pochi metri di distanza dall’incrocio tra via Beldiporto e via Europa, dove era stato soccorso il fratello in punto di morte. La vicenda aveva molto colpito la cittadinanza. L’evento fu efferato e partì in via Fontanile, in un’abitazione dove i tre marocchini e il tunisino erano assieme per la cena. Non ci fu solo cibo, ma anche alcool cocaina e altra droga, un mix sufficiente a creare un’alterazione tale nei tre marocchini che nella notte, per una quantità di circa 50 grammi di droga non consegnata da Hasnaoui, iniziarono a pestarlo violentemente, prima in casa, poi in strada. Furono utilizzati dei coltelli, non per ucciderlo, ma per torturarlo e convincerlo a parlare. Un italiano che risiedeva nella stessa casa ha chiamato i carabinieri e ha anche cercato di disarmarli, ma senza successo. Nella notte l’uomo fu poi caricato nel bagagliaio di una Hyundai e portato in campagna, dove fu nuovamente picchiato e il capo fu sbattuto più volte sulle pietre di un corso d’acqua. Furono colpi che influirono sul decorso letale. Poi l’uomo fu di nuovo caricato in auto e abbandonato in fin di vita in via Beldiporto dove fu soccorso. I tre marocchini furono identificati e catturati dai carabinieri e nel processo di primo grado in Corte d’Appello a Pavia condannati all’ergastolo.

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