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17 Dicembre 2024 - 16:47
Il Tar della Lombardia ha respinto il ricorso presentato da "Cuori Liberi" e da altre associazioni di protezione animale, che chiedevano un risarcimento per l’uccisione dei nove maiali ospitati nel santuario di Sairano, frazione di Zinasco, abbattuti per contenere l’epidemia di peste suina africana. Il tribunale amministrativo ha giudicato improcedibile l’istanza, sottolineando che procedure messe in campo delle autorità risultano essere aderenti ai regolamenti europei che mirano a contenere la diffusione della Psa. «L’Ats ha interrogato sia la Regione Lombardia, sia il Ministero della salute, sia lo stesso Commissario straordinario alla PSA sulla possibilità di solcare strade alternative all'abbattimento e ha ricevuto, da tutti questi enti, risposte negative», si legge nella sentenza. Le associazioni animaliste hanno annunciato che si rivolgeranno al Consiglio di Stato.
La vicenda risale al 20 settembre 2023, quando gli attivisti tentarono di impedire l’abbattimento dei suini bloccando l’ingresso delle forze dell’ordine nel rifugio. Il Tar ha ribadito che, in situazioni di conferma di un focolaio, la normativa impone l’eliminazione degli animali per proteggere gli allevamenti della zona.
Ma secondo gli animalisti nella sentenza del Tar è stata applicata una «lettura restrittiva dei regolamenti – dichiarano dall'associazione LNDC Animal Protection – gli animali non DPA (destinato alla produzione di alimenti), ovvero usciti dal circuito di produzione alimentare, ospitati nei rifugi permanenti e sottratti al maltrattamento, non rientrano nelle logiche commerciali di trasporto, ingrasso e macellazione che pongono gravi rischi per la diffusione del virus. Rientrano nella sfera di animali a tutti gli effetti “da affezione” ed è compito del legislatore oltre che della magistratura innovare e offrire vie normative e giuridiche che tutelino questi soggetti e rispondano in modo adeguato all’evoluzione della società, che riguarda anche e soprattutto il rapporto con gli animali e con la natura, in accordo con quanto previsto dalla Costituzione. La risposta non può quindi limitarsi ad applicare regole che riguardano un settore, quello zootecnico, che dello sfruttamento fa la sua base. La risposta – concludono dall'associazione – deve tenere conto che, pur trattandosi di animali della stessa specie, esistono differenze e sono necessarie vie alternative».
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