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martedì pomeriggio

Detenuto di 55 anni si toglie la vita in carcere a Vigevano

Soccorso dal personale della polizia penitenziaria, è deceduto in ospedale. I sindacati: «Strage che prosegue»

Ilaria Dainesi

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ilaria.dainesi@ievve.com

29 Gennaio 2025 - 12:32

Detenuto di 55 anni si toglie la vita in carcere a Vigevano

Un detenuto italiano di 55 anni, che avrebbe dovuto finire di scontare la pena nel 2027, si è tolto la vita all’interno della casa di reclusione di Vigevano.  È successo ieri pomeriggio, martedì 28 gennaio, ed è il nono detenuto che si suicida all’interno di un istituto detentivo italiano dall’inizio dell’anno. Il personale della polizia penitenziaria ha cercato di soccorrerlo; trasportato in ospedale, è deceduto poco dopo. A riferire l’accaduto è il sindacato Uilpa che parla di una «strage che prosegue sulla scia del 2024, quando si è battuto ogni record negativo, con 89 reclusi e 7 agenti suicidi».

Il segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria Gennarino De Fazio dichiara: «Il tanto sbandierato decreto carceri (infaustamente definito svuota-carceri), palesemente, non ha prodotto alcun effetto tangibile, e ora si scopre pure che la declamata possibilità d’ampliare il ricorso alle misure alternative, anche con l’introduzione dell’albo delle comunità, se e quando andrà in esecuzione, potrà interessare al massimo 206 detenuti all’anno. A fronte di un sovraffollamento in costante crescita e che fa già segnare 16mila ristretti oltre i posti disponibili, è come discutere del sesso degli angeli. Analogamente, le ripetutamente propagandate assunzioni nel Corpo di polizia penitenziaria, al cui reale fabbisogno mancano più di 18mila agenti, bastano a malapena a coprire il turnover, mentre nel contempo si ampliano i contingenti impiegati al di fuori delle strutture penitenziarie e in uffici ministeriali».

«La crisi del sistema d’esecuzione penale e, particolarmente, di quello inframurario – continua De Fazio – è tale da richiedere misure di carattere emergenziale. Va deflazionata la densità detentiva, necessita potenziare urgentemente il Corpo di polizia penitenziaria, ai cui appartenenti continuano a essere negati diritti anche di rango costituzionale, serve assicurare l’assistenza sanitaria e vanno messe in campo riforme complessive. Politicamente e moralmente, occorre fermare la carneficina e restituire legalità alle carceri, per chi vi è ristretto e per chi, lavorandoci, cerca ogni giorno per come può di mettere una pezza alle moltissime falle, non sempre riuscendovi in un contenitore che fa acqua da tutte le parti».

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