l’operazione

Spaccio di cocaina in provincia di Pavia: la droga interrata in campagna, i pusher armati di machete

Le indagini dei carabinieri di Stradella e l’arresto di 4 persone residenti a Vigevano e Milano

Ilaria Dainesi

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ilaria.dainesi@ievve.com

03 Febbraio 2025 - 17:05

Spaccio di cocaina in provincia di Pavia: la droga interrata in campagna, i pusher armati di machete

Le indagini dei carabinieri di Stradella e l’arresto di 4 persone residenti a Vigevano e Milano

Quattro persone di origini marocchine – residenti nei comuni di Vigevano e Milano (alcuni di loro già in carcere per altre vicende) – sono state arrestate questa mattina, lunedì 3 febbraio, con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, al termine di un’indagine dei carabinieri della Compagnia di Stradella avviata nel 2020. Sono state eseguite anche sei perquisizioni a carico di alcuni soggetti ritenuti fiancheggiatori del gruppo, residenti nelle province di Pavia, Milano, Novara e Avellino. Durante i pedinamenti, i militari dell’Arma sono riusciti a individuare il deposito utilizzato da alcuni pusher: le scorte di droga venivano interrate in aperta campagna, in un campo a Landriano, e da qui partivano per essere consegnate ai gruppi di spaccio nel milanese e nel pavese. A segnalare gli strani passaggi di auto, in particolare in località Colombera di Broni – ribattezzata “Colombia”, come scoperto nel corso delle intercettazioni – erano stati alcuni residenti. Anche altre aree piuttosto isolate – boschetti, sotto un cavalcavia, nei pressi di un cimitero, in edifici abbandonati – erano state rinominate dagli spacciatori e dal loro giro di clienti. Complessivamente, sono state segnalate alla Prefettura circa 40 persone, fermate con alcune dosi di sostanze stupefacenti. È stato inoltre posto sotto sequestro un chilo e mezzo di cocaina. Gli ordini e le indicazioni sul luogo di ritrovo (che variava molto spesso) venivano fatti via telefono. «La pericolosità del sodalizio – spiegano i carabinieri attraverso una nota – era stata era avvalorata anche dal fatto che nei controlli effettuati sui veicoli di clienti compiacenti che trasportavano gli spacciatori, nonché in alcune zone di spaccio, erano state rinvenute alcune armi bianche e in una circostanza anche un “machete” di ragguardevole dimensione, del quale gli spacciatori si servivano non solo per rintuzzare eventuali aggressioni finalizzate al controllo del territorio, ma anche nelle quotidiane attività di spaccio come deterrente per i clienti più pretenziosi».

Quattro persone di origini marocchine – residenti nei comuni di Vigevano e Milano (alcuni di loro già in carcere per altre vicende) – sono state arrestate questa mattina, lunedì 3 febbraio, con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, al termine di un’indagine dei carabinieri della Compagnia di Stradella avviata nel 2020. Sono state eseguite anche sei perquisizioni a carico di alcuni soggetti ritenuti fiancheggiatori del gruppo, residenti nelle province di Pavia, Milano, Novara e Avellino. Durante i pedinamenti, i militari dell’Arma sono riusciti a individuare il deposito utilizzato da alcuni pusher: le scorte di droga venivano interrate in aperta campagna, in un campo a Landriano, e da qui partivano per essere consegnate ai gruppi di spaccio nel milanese e nel pavese.

A segnalare gli strani passaggi di auto, in particolare in località Colombera di Broni – ribattezzata “Colombia”, come scoperto nel corso delle intercettazioni – erano stati alcuni residenti. Anche altre aree piuttosto isolate – boschetti, sotto un cavalcavia, nei pressi di un cimitero, in edifici abbandonati – erano state rinominate dagli spacciatori e dal loro giro di clienti. Complessivamente, sono state segnalate alla Prefettura circa 40 persone, fermate con alcune dosi di sostanze stupefacenti. È stato inoltre posto sotto sequestro un chilo e mezzo di cocaina. Gli ordini e le indicazioni sul luogo di ritrovo (che variava molto spesso) venivano fatti via telefono.

«La pericolosità del sodalizio – spiegano i carabinieri attraverso una nota – era stata era avvalorata anche dal fatto che nei controlli effettuati sui veicoli di clienti compiacenti che trasportavano gli spacciatori, nonché in alcune zone di spaccio, erano state rinvenute alcune armi bianche e in una circostanza anche un “machete” di ragguardevole dimensione, del quale gli spacciatori si servivano non solo per rintuzzare eventuali aggressioni finalizzate al controllo del territorio, ma anche nelle quotidiane attività di spaccio come deterrente per i clienti più pretenziosi».