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Il processo
28 Febbraio 2025 - 11:53
Una delle immagini televisive (Rai) di Alessia Pifferi
Alessia Pifferi era stata condannata in primo grado all’ergastolo per avere lasciato morire di stenti in casa la figlia Diana di appena 18 mesi. Era stata trasferita nel carcere di Vigevano, da quello milanese di San Vittore, nello scorso mese di luglio. Nel processo di appello in corso non si è presentata asserendo di essere stata picchiata in carcere a Vigevano da alcune detenute e di avere avuto bisogno di quattro punti di sutura. Non è la prima volta che lamenta violenze nel corso della sua detenzione. Anche nell'aprile 2024 aveva detto che, mentre si trovava a San Vittore, a Milano, le altre detenute l'avrebbero picchiata, le avrebbero gridato "mostro", "assassina" e "devi morire". Intanto nell’appello in corso il pm del primo processo di Milano, Francesco De Tommasi, ha depositato nel fascicolo sul caso di Alessia Pifferi anche gli atti di un filone bis su presunte manipolazioni in merito agli accertamenti psichiatrici sulla donna. Sono indagati per ipotesi di falso e favoreggiamento la legale dell'imputata, l'avvocata Alessia Pontenani, alcune psicologhe e anche Marco Garbarini, psichiatra e consulente della difesa. È una procedura insolita che dovrà essere discussa e valutata in aula.
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