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Il caso
09 Maggio 2025 - 18:48
La centrale Biolevano di Olevano Lomnellina
Tutti prosciolti. La quarta sezione penale della Corte d'Appello di Milano ha confermato la sentenza liberatoria per gli imputati della presunta maxi truffa al Gse, gestore dei servizi energetici, che aveva originariamente portato anche all'arresto del management di diverse società e al sequestro di 143 milioni di euro. La centrale a biomassa Biolevano, che opera tuttora a Olevano Lomellina, era stata bloccata dalle forze dell’ordine il 27 gennaio del 2021. Oggi sono stati assolti anche tutti i vigevanesi e lomellini coinvolti. L’inchiesta era stata avviata dal sostituto procuratore Paolo Mazza, ma già lo scorso anno, a febbraio, la Gup del Tribunale di Pavia, Maria Cristina Lapi in sede di udienza preliminare per il rinvio a giudizio aveva deciso che non sussistevano le accuse e aveva prosciolto tutti gli imputati dai reati di associazione per delinquere e truffa aggravata ai danni dello Stato con la motivazione “il fatto non sussiste” . La decisione è stata però impugnata dalla Procura generale ed è finita oggi in appello a Milano. E anche qui è stato confermato il non luogo a procedere ritenendo l’appello inammissibile.
Tra gli assolti figurano l'amministratore delegato di Biolevano Pietro Franco Tali, assistito dall'avvocato Nicolò Pelanda e in passato anche presidente e amministratore delegato di Saipem, e i manager della società Rosso Commercio, assistiti dall'avvocato Nicola Menardo dello studio Weigmann, che ha espresso «soddisfazione per la decisione della Corte di respingere la richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura generale». La richiesta di rinvio a giudizio riguardava diversi indagati, tra cui anche un dirigente di Torino; soci di società collegate; una impiegata di Cuneo; un dipendente della società Forenergy e un altro di una società di Vimercate. Essendo il caso scoppiato a Olevano, nel processo erano coinvolti anche dei vigevanesi, come l’impiegata Sara Voglini difesa dall’avvocato Michela Magagnato; Matteo Spinelli, dipendente di una società intermediaria difeso dal legale Paolo Cervio; Gabriele Sguazzini, socio di un’altra ditta difeso dall’avvocato Gabriele Casartelli di Milano e l’altro dipendente Simone Sguazzini con lo studio legale Manfredi Bontempelli. Per tutti è finito un incubo, nato sostanzialmente da un’interpretazione errata della norma sulla tracciabilità delle biomasse. Il raggio dei settanta chilometri, infatti, non sarebbe perentorio.
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