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Delitto di Garlasco, estesi i prelievi di Dna: analisi su parenti, amici, soccorritori e forze dell'ordine che entrarono in casa

Il giudice ha disposto l’acquisizione del profilo genetico di diverse persone. La prossima udienza il 24 ottobre

Ilaria Dainesi

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ilaria.dainesi@ievve.com

16 Maggio 2025 - 13:47

Delitto di Garlasco, estesi i prelievi di Dna: analisi anche su parenti,  amici, soccorritori e investigatori dell’epoca

Il generale Luciano Garofano, ex Comandante dei Ris di Parma o oggi consulente della difesa di Andrea Sempio con l'avvocato Angela Taccia

La nuova inchiesta sul delitto di Garlasco si arricchisce di un ulteriore passaggio, destinato ad ampliare il campo delle analisi genetiche. Il giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, ha disposto durante l'udienza di questa mattina (venerdì) l’estensione dei prelievi di Dna a una serie di soggetti che comprendono forze dell'ordine, parenti e amici che frequentavano la casa di via Pascoli.

Tra le persone coinvolte ci sono le gemelle Cappa, Marco Panzarasa – amico di Alberto Stasi – Roberto Freddi, Mattia Capra e Alessandro Biasibetti – legati invece al fratello di Chiara PoggiMarco e ad Andrea Sempio, quest'ultimo indagato per omicidio in concorso nella nuova inchiesta. A questi si aggiungono il medico legale che operò all’epoca del delitto, alcuni carabinieri che effettuarono i rilievi nell’abitazione di via Pascoli, e altri soggetti che intervennero nei primi momenti successivi al ritrovamento del corpo di Chiara Poggi, il 13 agosto 2007.

«La difesa di Stasi – hanno riferito gli avvocati al termine dell'udienza, durata circa un'ora e mezza  – ha chiesto e ottenuto di estendere l'acquisizione di Dna ad altri soggetti che frequentavano la famiglia, o che potrebbero aver contaminato la scena del delitto. Tra questi vi sono le sorelle Cappa, Marco Panzarasa, carabinieri che hanno indagato in casa, soccorritori, e altri anche per contaminazione indiretta».

L’incidente probatorio punta a cristallizzare una serie di accertamenti tecnici non ripetibili. I periti incaricati  dovranno rispondere a sei quesiti, tutti di natura genetica, con l’obiettivo di stabilire eventuali corrispondenze tra i profili acquisiti e le tracce biologiche che saranno nuovamente repertate.

La raccolta dei campioni, va precisato, non implica alcuna iscrizione nel registro degli indagati per le persone coinvolte; l'attività inizierà il prossimo 17 giugno a Milano.

Si tratta di una misura tecnica, che ha l'obiettivo di escludere contaminazioni e ad ampliare il contesto investigativo. La prossima udienza è fissata per il 24 ottobre.

I SEI QUESITI

Sono sei i quesiti formulati nella maxi-perizia genetica. In primis «l'analisi tecnica dei profili genetici estrapolati dai margini ungueali» della vittima, ottenuti dal perito Francesco De Stefano, il quale si occupò della perizia nel processo di secondo grado bis. Vennero dichiarati inutilizzabili per le comparazioni, e ora i nuovi consulenti dovranno verificare di nuovo «la possibilità di ritenere utilizzabili per un confronto, allo stato attuale della tecnica e della scienza» quei risultati per una comparazione, se possibile, col Dna di Sempio.

Il terzo quesito riguarda «l'estrazione del Dna dai para-adesivi delle impronte rinvenute sulla scena del crimine e sugli oggetti analizzati» dai Ris di Parma.

Il quarto quesito è sull'estrazione «del Dna dai campioni biologici e reperti», presenti all'Istituto di medicina legale di Pavia, mai «sottoposti ad analisi» o che in passato hanno dato «esito dubbio o inconclusivo». 

Un altro quesito è sulla «comparazione» tra tutti i Dna estrapolati al fine di «accertarne l'eventuale corrispondenza o compatibilità con il profilo genetico» di Sempio, di Stasi, dei componenti «di sesso maschile della famiglia Poggi» e di tutte le persone che verranno interessate al prelievo di Dna.

Il sesto quesito è stato richiesto dagli avvocati di Sempio, e riguarda la verifica dello stato di conservazione di tutti i reperti.

IL DNA ANCHE DI SOGGETTI FEMMINILI

L'avvocato Francesco Compagna, legale di Marco Poggi, fratello della vittima, ha precisato: «Si è deciso di estendere la ricerca di Dna anche a soggetti femminili perché i quesiti non riguardano solo il reperto delle unghie, con la rivisitazione e rivalutazione della perizia De Stefano, che contiene solo Dna maschili. La Procura ha sottoposto al giudice anche l'esigenza di valutare se ci siano altri reperti che possano permettere l'estrazione di profili genetici e, quindi, potenzialmente sia maschili sia femminili».

L'EX RIS GAROFANO: «VERITA' GIA' SCRITTA»

«Secondo me la verità già c'è – ha detto il generale Luciano Garofano, ex Comandante dei Ris di Parma o oggi consulente della difesa di Andrea Sempio – è quella consacrata in cinque processi. Però è chiaro che la Procura, insieme ai carabinieri di Milano, ha individuato aspetti che meritano un approfondimento, va bene si faccia. Con questa ricerca di profili genetici decisa oggi si sta cercando di riportare questa indagine a uno scenario definito. Chi era sulla scena del crimine, oppure l'ha contaminata accidentalmente, non ha niente da temere ma bisogna attribuire a tutti un ruolo».

ANDREA SEMPIO: «HO LA COSCIENZA PULITA»

«La verità su di me è già uscita più di una volta, perché non dovrebbe uscire anche stavolta?». L'avvocato di Andrea Sempio Angela Taccia ha riferito, al termine dell'udienza di oggi in Tribunale a Pavia, che il suo assistito è «tranquillo». «Mi dice sempre "ho la coscienza pulita"».

La legale ha poi specificato di aver presentato un'osservazione nel corso dell'udienza: «L'incidente probatorio non può essere esteso oggettivamente: si può allargare ad altri soggetti, ma devono essere sempre accertamenti genetici. Il codice – ha specificato – impone che l'incidente probatorio sia delimitato sin dall'inizio. Quindi non può essere esteso alle impronte digitali; non si può fare, nonostante ci sia stata la richiesta e poi l'ammissione di un perito dattiloscopico che avrà eventualmente un altro compito, ma non quello».

CHIESTA UNA VERIFICA SULLO STATO DI CONSERVAZIONE DEI REPERTI

La difesa di Sempio ha inoltre chiesto al giudice un'integrazione dei quesiti con «la valutazione della "catena di custodia", che tenga conto di come i reperti negli anni «siano stati conservati». «Dopo tutto questo tempo – ha motivato l'avvocato Angela Taccia – è necessario valutare se la conservazione sia stata fatta con criteri idonei, tenendo conto di variabili come l'influenza della temperatura, ma anche del passaggio da un laboratorio a un altro».

Notizia in aggiornamento

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