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L'udienza

Il sindaco di Vigevano Andrea Ceffa chiede la revoca degli arresti domiciliari al Tribunale del Riesame di Milano

L’avvocato Luca Angeleri ha presentato (oggi, martedì) un appello di 63 pagine, motivando come «ingiusta e gravatoria» la decisione di tenerlo ancora privo delle libertà. I giudici si sono riservati la decisione

Bruno Romani

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bruno.romani@ievve.com

20 Maggio 2025 - 17:41

Il legale del sindaco di Vigevano Ceffa al Tribunale del Riesame a Milano chiede la riforma degli arresti domiciliari

Il Tribunale di Milano

L’avvocato Luca Angeleri di Pavia, legale del sindaco di Vigevano Andrea Ceffa - sospeso perché ancora agli arresti domiciliari dopo il blitz dei carabinieri dello scorso 28 novembre – ha presentato (oggi, martedì) al Tribunale del Riesame di Milano la richiesta di appello «avverso l’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Pavia del 24 marzo scorso». In quel documento il Gip motivava la decisione di tenere Andrea Ceffa ancora ristretto ai domiciliari, una scelta che l’avvocato Angeleri nel suo appello ritiene «ingiusta e gravatoria». Il Tribunale del Riesame di Milano si è riservato la decisione. In aula si è presentato davanti ai giudici solo l’avvocato. Del resto non era necessaria la presenza del sindaco che domani (mercoledì) dovrà invece essere presente in Tribunale davanti al Gip di Pavia Daniela Garlaschelli per la seconda udienza (una terza è già prevista giovedì) in merito alla richiesta di Rinvio a giudizio per tutti e gli otto indagati della cosiddetta “Congiura di Sant’Andrea”.

L'avvocato Luca Angeleri e il sindaco Andrea Ceffa il 29 aprile scorso davanti al Tribunale di Pavia

LE ARGOMENTAZIONI

In tema di appello l’avvocato Angeleri, oggi, al Riesame di Milano ha presentato argomentazioni articolate in 37 pagine. Le altre sono riservate agli allegati, tra cui diversi articoli di giornale. Non esisterebbero gravi indizi di colpevolezza. Quelli emersi, da soli, «non possono assurgere a fondamento della applicazione o della conferma di una misura cautelare». Un altro punto su cui la difesa del sindaco si è sempre battuta è la dimostrazione del fatto che «non può essere mantenuta in essere una misura estrema e così gravatoria ai danni di Andrea Ceffa non sussistendo più alcuna esigenza cautelare concreta ed attuale». Angeleri si sofferma sull’inquinamento probatorio e dice: «Su questo pericolo, come questo Tribunale potrà facilmente apprezzare il primo Giudice non spende una parola (…) come da noi rilevato, non può più sussistere dal momento in cui tutti i coindagati con Andrea Ceffa sono stati posti in libertà potendo muoversi liberamente con tutte le conseguenze del caso». Ma è cambiato a Vigevano anche l’assetto del Consiglio comunale. «È venuta radicalmente a mutare la situazione politica vigevanese e, soprattutto, il bilanciamento della maggioranza, che tanto avevano preoccupato il Gip e il Tribunale del Riesame, a favore del sindaco infatti è divenuta notizia di pubblico dominio quella di un “rimpasto” della Giunta a cura del vicesindaco di Vigevano Marzia Segù, la quale aveva avviato consultazioni che avevano portato a una nuova e stabile maggioranza che oggi può vantare 15 consiglieri contro i 9 di minoranza».

PASSAGGIO FONDAMENTALE

Nel suo ricorso di appello l’avvocato infine sottolinea un passaggio ritenuto fondamentale, ovvero che «appaiono gravi le considerazioni che si leggono nell’ordinanza e che, in spregio all’attualità e concretezza del pericolo che devono sussistere alla base di una misura, sembrano voler supportare detto rimedio solo per impedire a Ceffa di essere Sindaco (…) ma, ciò nonostante, ritiene di confermare la misura per un pericolo astratto e ipotetico e certamente non attuale consistente nella generica possibilità che forse in futuro, e per qualche misteriosa ragione, il prevenuto possa (per non meglio specificati motivi) nuovamente imbattersi nel reato contestato». A sostegno di ciò indica anche una sentenza della Cassazione Penale del 2022. La vera partita, a questo punto, sembra doversi giocare domani a Pavia. La scorsa udienza del 29 aprile era durata solo mezz’ora, ed era servita alla giudice per prendere atto delle costituzioni di parte civile di Vigevano Distribuzione Gas e di Asm Vigevano holding. Sei degli imputati sembrano intenzionati ad affrontare un dibattimento ordinario. Un possibile patteggiamento verrebbe esaminato solo da parte della difesa di Veronica Passarella ex amministratrice unica di Asm Vigevano e Lomellina mentre Alice Andrighetti, compagna dell’imprenditore Alberto Righini potrebbe valutare il rito abbreviato.

LA VICENDA

Sono imputati assieme al sindaco l'ex consigliera comunale Roberta Giacometti (lista civica "Vigevano Riparte"); Matteo Ciceri, amministratore unico di Vigevano distribuzione gas e il direttore amministrativo di Asm Vigevano e Lomellina Alessandro Gabbi. Sono liberi, ma dopo le dimissioni dalle loro cariche. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio anche per altri tre indagati, coinvolti nel filone parallelo della Congiura di Sant'Andrea con l'accusa di istigazione alla corruzione: sono l'ex europarlamentare della Lega Angelo Ciocca e l'imprenditore edile Alberto Righini con la compagna Alice Andrighetti. Questi ultimi avrebbero offerto 15mila euro alla consigliera comunale Emma Stepan per convincerla a dimettersi nell’ambito della manovra (definita poi congiura) in cui diversi consiglieri comunali presentarono dimissioni contestuali. L’operazione non andò in porto e fu denunciata la tentata corruzione dallo stesso sindaco Ceffa. A quel punto, però lo stesso primo cittadino, per assicurarsi una maggioranza in consiglio comunale avrebbe fatto assegnare alla consigliera Roberta Giacometti, con la complicità degli ex dirigenti di Asm, una consulenza da 6mila euro l'anno che sarebbe giunta alla stessa transitando attraverso una prestanome. Si sarebbero così configurati i reati contestati di corruzione e falso. Questa è la contestazione della Procura, su cui la giudice Garlaschelli dovrà decidere per il rinvio a giudizio, ovvero per il processo. Tenendo altresì conto del fatto che il 28 maggio saranno trascorsi sei mesi dal primo blitz dei carabinieri in Asm e in municipio con la relativa richiesta di arresti domiciliari per il primo cittadino che è stato poi sospeso dalla carica. Ora questa misura restrittiva dovrà essere reiterata o revocata. Tenendo sempre conto anche dell’appello oggi presentato al Tribunale del Riesame di Milano.

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