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LEGATO ALL'IMPRONTA "33" ATTRIBUITA AD ANDREA SEMPIO
25 Maggio 2025 - 20:32
L'impronta "33" isolata dai carabinieri del Ris
Potrebbe essere andato distrutto, dopo il passaggio in giudicato della sentenza di condanna a 16 anni inflitta ad Alberto Stasi, il reperto di intonaco grattato 18 anni fa dal muro delle scala della taverna di via Pascoli a Garlasco dove è stato abbandonato il corpo di Chiara Poggi. Quell’intonaco è direttamente legato all’impronta “33” attribuita ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima e attualmente indagato.
Il reperto è ricercato in laboratori e archivi giudiziari ma se anche fosse ritrovato sarà fondamentale lo stato di conservazione per poter estrapolare il Dna presente. Secondo la difesa di Alberto Stasi, che domani depositerà una consulenza, l’operazione sarebbe possibile.
Intanto, in attesa dell’incidente probatorio in programma martedì, disposto dal Gip di Pavia Daniela Garlaschelli, che riguarderà in particolare i due profili maschili del Dna rinvenuto sotto alle unghie di Chiara Poggi e sull’impronta rilevata sulla porta dell’abitazione, si lavora per definire l’arma del delitto, mai ritrovata, riesaminando le molte ferite alla testa e al volto della vittima.
«Vorremmo fare una rivisitazione a livello scientifico di tutto. Anche delle impronte dei piedi trovate all'epoca, come quella parziale del numero 26-37 che si ritiene femminile perché con le nuove tecniche si può arrivare ad un esito». Così si è espresso l'avvocato Antonio De Rensis che rappresenta Alberto Stasi. L'ipotesi sulla quale stanno lavorando gli investigatori e che è condivisa dai legali di Stasi, è che l'omicidio possa essere stato commesso da diversi soggetti.
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