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Il processo
27 Maggio 2025 - 16:37
I carabinieri a Scaldasole in via Piave nella casa del delitto
Nel delitto di Scaldasole fu trovata priva di vita Anila Ruci, 38 anni, di origini albanesi, nella sua casa di via Piave 14. Era il 19 aprile del 2023. Le indagini dei carabinieri portarono ad una sola pista. L’assassino era il suo convivente, Osman Bylyku, 32 anni, oggi ancora in carcere e accusato dell’omicidio volontario. La Corte d’Assise di Pavia presieduta da Elena Stoppini deciderà il prossimo 10 giugno, dopo la discussione finale delle parti. Ma oggi, martedì, si è tenuta un’udienza che potrebbe essere determinante. È stata infatti depositata davanti ai giurati la perizia psichiatrica che ha analizzato le capacità di intendere e di volere di Bylyku e ha valutato anche la sua abilità intellettiva e un’eventuale infermità neurologica. Il collegio peritale incaricato dalla presidente della Corte era presieduto dal dottor Franco Martelli psichiatra e criminologo forense, con lui altri due medici. L’analisi sanitaria dell’imputato è stata eseguita negli ultimi mesi, in contradditorio, con il Pm che ha dato mandato di seguire il caso al dottor Giacomo Mongodi, psichiatra, mentre la difesa sostenuta dall’avvocato Stefano De Felice di Milano si è avvalsa del medico legale dottor Massimo Sher, che già aveva contribuito con la sua testimonianza a propendere per l’accertamento peritale.
Anila Ruci
Le conclusioni, dopo le varie sedute che hanno analizzato lo stato mentale di Osman Bylyku, hanno stabilito che l’imputato possiede «un’infermità psichica che può aver inciso, scemandola, la sua capacità di intendere e di volere, con una riduzione della stessa». La Corte dovrà, però, accertare che il reato sia stato commesso d’impulso. I periti, nel corso delle loro analisi si sono avvalsi anche di un ulteriore esperto neurologo e neuropsicologo clinico forense, il professor Stefano Zago dell’Università statale di Milano, il quale ha riscontrato in Osman Bylyku una «compromissione dei processi esecutivi, tipica delle sindromi disesecutive, le cui basi neurobiologiche sono principalmente riconducibili alla corteccia prefrontale». Mentre dal punto di visto psicologico l’analisi riscontrata è quella di un «livello cognitivo al limite della disabilità lieve, sintomatica di un disturbo neurologico». Ulteriori test sull’imputato hanno consentito di escludere la sua dissimulazione. Osman dal canto suo si è sempre dichiarato innocente. Il perito dell’accusa ha presentato delle controdeduzioni. Sarà a questo punto la Corte, suffragata dalla giuria popolare, che a giugno dovrà emettere la sentenza.
LA VICENDA
Nel pomeriggio del 19 aprile 2023 Osman Bylyku si aggirava ferito e sanguinante per il paese di Scaldasole, fino al momento in cui chiese aiuto in un bar per poi accasciarsi a terra davanti alla casa di via Piave in cui abitava con Anila Ruci. I soccorritori della Croce d’Oro intervennero per soccorrerlo e all’interno dell'abitazione trovarono il corpo della donna. Era riverso sul divano, al piano terra, in una scena raccappricciante e invasa dal sangue. La donna era morta accoltellata, secondo la perizia medico legale, almeno 13 o 14 ore prima del ritrovamento. Bylyku, il cui corpo era pieno di ferite, fu medicato e trasferito al Policlinico San Matteo, piantonato e poi incriminato. In casa c’era solo il sangue suo e quello di Anila. Durante il processo, sentendo le varie testimonianze (in particolare nell'udienza dello scorso novembre 2024) si è poi scoperto che la donna conduceva una vita piuttosto avventurosa. Aveva avuto trascorsi di prostituzione. Furono due testi ad ammetterlo, uno dei quali avrebbe anche voluto sposarla. L’altro aspetto è che sino a un anno prima del delitto Anila era convivente con il padre di Osman. Poi l’uomo si ammalò e tornò in Albania. Al suo posto, a Scaldasole, arrivò il figlio. Furono le ammissioni e le conferme della sorella dell’imputato.
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