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l'incidente probatorio

Omicidio Chiara Poggi, si replica il test sul tampone orale

I Dna maschili rilevati non appartengono né a Sempio né a Stasi. Uno dei due profili è ancora senza identità, l’altro ricondotto a una contaminazione in sala autoptica

Ilaria Dainesi

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ilaria.dainesi@ievve.com

12 Luglio 2025 - 15:21

Omicidio Chiara Poggi, si replica il test sul tampone orale

Forze dell'ordine e giornalisti intorno alla villetta di via Pascoli nei giorni successivi al delitto nell’estate 2007 (foto archivio Informatore Vigevanese)

Un profilo maschile è ignoto, l’altro è stato attribuito all’assistente del medico legale. Nessuno dei due profili genetici utilizzabili rilevati sul tampone orale, acquisito durante l'autopsia nel 2007 (e mai analizzato prima), appartiene né ad Andrea Sempio, al centro della nuova indagine sull'omicidio di Chiara Poggi, né ad Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni. L’esame è già stato ripetuto ieri (venerdì), e gli esiti sono attesi nei prossimi giorni. 

Uno dei due profili maschili rilevati è stato attribuito (con una percentuale del 70-80%) a Ernesto Gabriele Ferrari, assistente del medico legale che si occupò della preparazione del corpo in sala autoptica. In questo caso, gli esperti propendono per un’ipotesi di contaminazione post-mortem, già registrata in altri casi giudiziari in circostanze simili.

L’altro profilo estratto, però, è ancora senza un’identità; si riferisce a una zona del palato e della lingua e avrebbe "esibito" quantità di Dna in misura superiore rispetto agli altri profili – pochissimi psicogrammi, ma che hanno fornito un profilo che gli esperti ritengono "completo", cioè utile ai fini di una comparazione.

La genetista forense Denise Albani, incaricata dal Gip di Pavia Daniela Garlaschelli per gli accertamenti nell'ambito dell'incidente probatorio, ha condotto la replica dell’esame proprio per consolidare i risultati e verificarne l’attendibilità scientifica. I primi esiti sono considerati “preliminari” e non ancora sufficienti per essere utilizzati in sede processuale con piena valenza probatoria.

Se confermato, il profilo ignoto dovrà essere confrontato con quelli di tutte le persone che hanno avuto accesso alla scena del crimine o al corpo della vittima per capire se possa trattarsi di una contaminazione: dai tecnici forensi agli operatori sanitari, fino ai familiari. Ma non si esclude – ed è il punto su cui le parti restano divise – che possa trattarsi di una traccia che riconduce all’assassinoil quale, secondo le ipotesi formulate nelle nuove indagini, potrebbe aver cercato di tappare la bocca alla ragazza, o essere stato morso da lei nel disperato tentativo di difendersi.

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