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25 Ottobre 2025 - 09:43
Andrea Sempio, l’unico indagato nella nuova inchiesta della Procura di Pavia sull’omicidio di Chiara Poggi, è tornato a esporsi pubblicamente. Ospite venerdì sera della trasmissione Quarto Grado di Retequattro, ha ribadito la propria totale estraneità rispetto al delitto avvenuto a Garlasco nel 2007. «Con questa storia non c'entro niente», ha dichiarato. «Il procedimento che c'è adesso è inevitabile. Mi arriva addosso e devo solo aspettare che passi».
Sempio ha raccontato di vivere questa nuova indagine cercando di «apparire il più possibile tranquillo», pur ammettendo che la pressione mediatica e giudiziaria è forte. «Come diceva una canzone, non bisogna mai sanguinare davanti agli squali», ha aggiunto.
Secondo lui, ci sarebbero «tante cose che non tornano» nell’inchiesta: dall’impronta di scarpa «numero 44, che non è mai uscita prima ed esce adesso», al «discorso del Dna: tutti d’accordo che non sia leggibile, adesso è leggibile». Anche sul capitolo delle telefonate a casa Poggi nei giorni precedenti il delitto, Sempio taglia corto: «Sono chiamate brevi, di giorni prima».
Nel corso della trasmissione, ha affrontato anche il tema dell’inchiesta parallela per corruzione che coinvolge l’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti. «Il discorso della corruzione del magistrato non ha senso, non tornano le cifre», ha sostenuto. «Non avrebbe avuto senso corrompere il magistrato, perché comunque non era lui che poteva decidere tra un’archiviazione o meno».
Sempio ha spiegato che durante una perquisizione in casa del padre, Giuseppe, è stato trovato «un foglietto dove mio padre ha annotato tutte le cifre che sono state date agli avvocati in quel periodo». E precisa: «Quando mio padre vuole scrivere in migliaia, scrive in migliaia; quando scrive 20-30, è per dire 20-30 euro».
In trasmissione ha poi smentito ogni coinvolgimento nei presunti «festini hot» o nei «riti satanici» che, secondo alcune ricostruzioni, si sarebbero svolti nei pressi del santuario della Bozzola, non lontano da Garlasco. «Riti satanici? Io sadico e picchiatore? È l'ennesima balla, c'è poco da dire. Un'ennesima balla». E ha aggiunto:«Io non frequentavo le Bozzole», ha chiarito. «Sono stato qualche volta alla fiera di Pasqua, ma non ho mai frequentato il giro delle Bozzole». Quanto a Flavius Savu, il 43enne romeno estradato dalla Svizzera e condannato in passato per un’estorsione al rettore del santuario, Sempio dice di non averlo mai incontrato: «Il nome lo conosco dai media, questa persona non l’ho mai vista».
Infine, Sempio ha escluso che il suo ex avvocato difensore, Massimo Lovati, possa «rivelare segreti» su di lui. «Per l’avvocato Lovati ho sempre rispetto, stima e affetto», ha detto. «La cosa che mi è pesata di più non è la parte legale, ma tutta la parte mediatica: le balle che vengono fuori ti fanno andare fuori di testa».
Si è parlato anche dello scontrino del parcheggio di Vigevano, trovato il giorno dopo il delitto e riemerso nell’attuale inchiesta: «Ero andato il giorno prima in libreria, ma l’avevo trovata chiusa. Siamo tornati il giorno dopo», ha spiegato. Un dettaglio che dice di aver ricordato solo in seguito, ma che secondo lui confermerebbe la sua versione già registrata in un vecchio audio del 2017: «È una roba tirata per i capelli e basta. Capisco che faccia scena sui giornali, ma è roba tirata per i capelli».
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