VIGEVANO - Nati per facilitare l'accesso al credito delle imprese, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti, ora i "Confidi" gestiscono i momenti più delicati delle aziende: le crisi di liquidità. Già, perchè il paradosso italiano di questi anni di crisi è che imprese che hanno resistito o che erano in ginocchio e si sono rialzate, ora rischiano di finire nuovamente nel baratro per colpa del cosiddetto "credit crunch" (in italiano la ben nota "stretta creditizia"). C'è il lavoro, c'è ripresa, arrivano gli ordini, ma mancano le risorse finanziarie per assecondare questa ri-crescita. «È vero, le imprese fanno i conti con tutti questi problemi ai quali vanno aggiunti pagamenti che si allungano nel tempo, con recuperi difficili. Oggi questa del credito è la preoccupazione numero uno per ogni impresa», dice Roberto Gallonetto (nella foto), segretario di Confartigianato di Vigevano e Lomellina. Il risultato è che il lavoro del Confidi artigianale, ora Artigianfidi Lombardia vede capovolte le sue storiche proporzioni: 70 per cento di finanziamenti garantiti per liquidità (sostegno alla medesima, pagamento stipendi, tredicesime, Tfr, acquisto materie prime, per fare alcuni esempi) e solo il 30 per cento a investimenti per nuovi macchinari, capannoni, linee di produzione. «Io credo che il Comitato Intercategoriale - prosegue Gallonetto - potrebbe essere un riferimento e un soggetto che legando le attività dei vari Confidi di categoria, con il contributo di Finlombarda (la finanziaria pubblica della Regione), la Camera di Commercio e creare un tavolo che affronti questa tematica. Il Tavolo sul lavoro aveva funzionato benissimo, perchè aveva saputo ascoltare le reali esigenze degli imprenditori: sulla questione credito si tratta di fare un'opera molto simile».